Napoli 11 giugno 2024 – Dopo ore di incessanti ricerche, è arrivata la svolta. Trovata la barca-killer che ha travolto e ucciso, domenica scorsa, Cristina Frazzica, 31 anni. Indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso un avvocato napoletano, 48 anni, che ne è il proprietario. È lo stesso che, secondo quanto si è appreso, avrebbe prestato poi il soccorso al superstite che era sulla canoa con la 31enne. La giovane biotecnologa, nativa di Taurianova, ma trasferitasi da bambina a Voghera, stava svolgendo a Napoli un percorso accademico di alta formazione.
Da sempre amante del mare, aveva deciso con l’amico, il penalista Vincenzo Carmine Leone, di fare un giro in kayak dalle parti di Villa Rosebery, la residenza partenopea del presidente della Repubblica. "Eravamo a duecento metri dalla riva, in un punto sicuro, fermi. Di colpo, in una manciata di istanti ci ha raggiunto un bolide che ci ha travolti. Aveva la prua alta, questo è l’unico mio ricordo", ha raccontato l’avvocato Leone agli inquirenti. Non ha visto chi era alla guida né quante persone c’erano sul natante (cinque è stato poi accertato), ma ricorda un unico particolare: la prua non era bianca. Gli uomini della polizia giudiziaria e della Capitaneria di porto si sono messi all’opera già domenica sera, per dare un nome al ‘pirata’ che non solo ha investito i due giovani, ma è scappato dalle acque di Posillipo senza soccorrerli immediatamente.
Dopo due giorni, il primo esito investigativo: a speronare il kayak sarebbe stato proprio lo stesso che, poco dopo, forse preso dal rimorso, sarebbe tornato indietro e avrebbe soccorso Vincenzo Carmine. "Non li ho visti, non ho visto la canoa", si sarebbe giustificato. Al nome del ‘pirata’ e alla barca-killer, uno yacht blu di 18 metri, si è arrivati dopo un controllo accurato nei cantieri di Borgo Marinari. Il natante è stato messo ora sotto sequestro. Gli inquirenti avevano, nelle ore precedenti, recuperato un video, registrato da telecamere di sicurezza d Villa Rosebery, dal quale sarebbero emersi importanti riscontri, anche se non sufficienti all’identificazione certa dello scafo-assassino In queste ore i parenti di Cristina sono giunti a Napoli per il riconoscimento della figlia.
La biotecnologa era, da novembre, allieva del percorso di alta formazione "Pharma Tech Academy" della Federico II di Napoli, frequentava le lezioni presso il complesso universitario di Scampia. Era a un passo dal concludere il suo tirocinio presso la "Nouscom", azienda con sede in Campania: lo avrebbe ultimato a fine giugno, un mese dopo avrebbe concluso il master formativo e firmato il suo contratto di lavoro. Era una dei trenta allievi provenienti da tutta Italia selezionati per diventare la nuova generazione di professionisti altamente qualificati, pronti a contribuire attivamente nella ricerca e produzione di farmaci basati sull’Rna e terapie geniche. Il mare era una delle sue tante passioni.