Giovedì 2 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

"Trattativa Stato-mafia, nessuna prova". Così la Cassazione spiega le assoluzioni

La Cassazione ha assolto definitivamente gli ex investigatori del Ros e ha confermato il proscioglimento dell'ex parlamentare Marcello Dell'Utri. Secondo la Corte, i giudici di merito hanno sbagliato ad optare per un approccio storiografico nella ricostruzione dei fatti. L'accertamento deve essere condotto nel rispetto della Costituzione e del codice di rito, con l'oltre ragionevole dubbio.

"Trattativa Stato-mafia, nessuna prova". Così la Cassazione spiega le assoluzioni

I processi non si fanno con "un approccio storiografico" ma rimanendo aderenti "ai fatti oggetto di imputazione" e nel "rigoroso rispetto" della Costituzione e del codice di rito. Con queste motivazioni la Cassazione spiega perché ha definitivamente assolto, con la formula più ampia del "non aver commesso il fatto", gli ex investigatori del Ros (Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno) e ha confermato il proscioglimento dell’ex parlamentare Marcello Dell’Utri e riconosciuto la prescrizione del tentativo di minaccia ai governi Amato e Ciampi per il capomafia Leoluca Bagarella e per il medico mafioso Antonino Cinà, ritenuto vicino a Totò Riina. Ad avviso degli ‘ermellini’, "l’argomento del ‘nessun altro avrebbe potuto’ si rivela fallace sul piano logico e giuridicamente errato, in quanto la confutazione delle spiegazioni alternative di un fatto non può supplire alla radicale mancanza di prova positiva del fatto medesimo".

Secondo la Suprema Corte, i giudici di merito dell’appello – convinti della tesi che nella stagione delle stragi ci fu una trattativa tra Stato e mafia per togliere il carcere duro in cambio del ritorno alla ‘pace’ – hanno sbagliato a ritenere "che solo Mori potesse aver rivelato l’informazione relativa al ricatto mafioso e alla spaccatura in essere all’interno di Cosa Nostra, senza aver previamente dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che questa informazione riservata non fosse previamente nota" al ministro della Giustizia Giovanni Conso e "che costituisse patrimonio conoscitivo esclusivo" di Mori "e che non fosse pervenuta a conoscenza del ministro per effetto di canali diversi ed autonomi".

Per la Cassazione, "fermo restando il riconoscimento per l’impegno profuso nell’attività istruttoria dai giudici di merito, deve, tuttavia, rilevarsi che la sentenza" emessa dalla Corte di Assise di Appello di Palermo il 23 settembre 2021 "e ancor più marcatamente quella di primo grado, hanno, invero, optato per un modello di ricostruzione del fatto penalmente rilevante condotto secondo un approccio metodologico di stampo storiografico". "Anche quando il giudice penale deve confrontarsi con complessi contesti fattuali di rilievo storico-politico, l’ accertamento del processo penale resta, invero, limitato a fatti oggetto dell’imputazione e deve essere condotto – conclude la Suprema Corte – nel rigoroso rispetto delle regole epistemologiche dettate dalla Costituzione e dal codice di rito, prima tra tutte quella dell’oltre ragionevole dubbio".