Trapani, 20 novembre 2024 – Violenze, abusi e torture nel carcere 'Pietro Cerulli' di Trapani. Queste le accuse che hanno portato 11 agenti di polizia penitenziaria agli arresti domiciliari, mentre altri 14 sono stati sospesi dal servizio. Ma "un quarto\un quinto degli agenti, circa 55, è coinvolto nell'indagine", ha detto il procuratore di Trapani, Gabriele Paci, spiegando che “in questa sorta di girone dantesco sembra di leggere parti dei Miserabili di Victor Hugo".
A eseguire il provvedimento del gip di Trapani, su richiesta della procura, è stato il Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria di Palermo, con i reparti territoriali.
Le indagini
Le indagini sono partite nel 2021 in seguito alle denunce di alcuni detenuti per maltrattamenti subiti. Gli episodi sarebbero avvenuti in luoghi senza telecamere; ma dopo le denunce sono state state installate e avrebbero immortalato le violenze degli agenti penitenziari, successivamente identificati anche attraverso ulteriori ricognizioni fotografiche.
Gli inquirenti parlano di "un modus operandi diffuso", consistente "in violenze fisiche e atti vessatori nei confronti di alcuni detenuti", condotte "peraltro reiterate nel corso del tempo e messe in atto in maniera deliberata da un gruppo di agenti penitenziari in servizio presso la casa circondariale di Trapani".
Lancio di urina e calunnie
"Nel reparto blu, oggi chiuso per carenze igienico sanitarie, venivano portati i detenuti in isolamento, con problemi psichiatrici o psicologici, e che subivano violenze e torture – ha spiegato il procuratore Gabriele Paci in conferenza stampa –. Alcuni agenti agivano con violenza non episodica ma con una sorta di metodo per garantire l'ordine". "A volte i detenuti venivano fatti spogliare, investiti da lanci d'acqua mista a urina e praticata violenza quasi di gruppo, gratuita e inconcepibile", ha sottolineato il magistrato sottolineando che i casi scoperti sono circa venti. Il procuratore ha parlato dello stato di degrado e dello stress generale che si viveva nel carcere anche per gli agenti di polizia penitenziaria, "ma questo non legittima assolutamente le violenze", ha sottolineato.
Tra i reati contestati c’è anche il falso ideologico perché nel carcere non venivano perpetrate solo violenze fisiche, ma risulterebbero anche false relazioni di servizio, utilizzate per calunniare i detenuti e coprire gli abusi. "Un conto è l'uso legittimo della forza, un altro è la violenza sproporzionata e il disprezzo verso chi è già in una condizione di estrema debolezza", ha detto il comandante del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. Il procuratore ha sottolineato che grazie alla collaborazione della direzione del carcere e la restante parte sana dell'amministrazione penitenziaria sono state installate le telecamere nascoste che hanno documentato tutti gli abusi e le violenze che avvenivano nel reparto".
Alcuni agenti di polizia penitenziaria sono coinvolti sotto il profilo omissivo. "Erano presenti non solo non sono intervenuti né li hanno neanche denunciati, quindi il problema si è allargato a macchia d'olio", ha aggiunto.