Città del Vaticano, 5 ottobre 2023 – Bombe d’acqua, siccità, frequenti periodi di caldo anomalo. I segni del cambiamento climatico, di cui "l’origine umana non può più essere messa in dubbio", sono sotto gli occhi di tutti, inutile negarlo con "opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche dentro la Chiesa", il mondo "si sta avvicinando a un punto di rottura". Nel giorno di avvio del Sinodo dei vescovi, Bergoglio lancia un grido di allarme per una risposta rapida all’emergenza climatica. Ne è cornice l’attesa esortazione apostolica Laudate Deum, pubblicata ieri in occasione della festa di San Francesco d’Assisi, inesauribile fonte ispirativa per il Papa sia in relazione a quest’ultimo documento, sia con riferimento alle precedenti encicliche, Fratelli tutti e soprattutto Laudato sì’ di cui il nuovo testo è completamento.
A otto anni di distanza dal precedente scritto ’verde’, il Pontefice riconosce che "non reagiamo abbastanza" davanti al dramma del pianeta malato. Come se, sopiti i fugaci entusiasmi per la pubblicazione della Laudato sì’, se ne fosse dimenticata la lezione: sensibilizzare la società sull’urgenza di un’ecologia integrale che come tale coniughi attenzione all’ambiente e giustizia sociale. L’una non esclude l’altra, nella certezza che, scrive Francesco nella Laudate Deum, "l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e delle famiglie", in particolare le più vulnerabili.
L’occasione per un cambio di registro è data dalla COP28 di Dubai, a novembre. Bergoglio, che invoca un nuovo "multilateralismo" sul clima, non rinuncia a sognare per il summit una decisa accelerazione della transizione energetica. Da qui la sferzata a potenti della Terra in vista del vertice: "Speriamo che quanti interverranno siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda". A finire dietro la lavagna nell’esortazione è ancora una volta lo stile di vita "irresponsabile del modello occidentale".
In mattinata Francesco, con una messa in San Pietro davanti a 25mila fedeli, aveva aperto il Sinodo in cui i laiche e laici voteranno per la prima volta e si discuterà tra l’altro del ruolo della donna, dei gay e dei preti sposati. Anche per quietare la dialettica liberal-conservatori, il Papa è tornato a ricordare che l’assemblea "non è un Parlamento". Via Ideologie e calcoli politici per poter delineare "una Chiesa ospitale, non con le porte chiuse". E prima dell’avvio dei lavori, nel pomeriggio l’ultimo appello in Aula alle madri e ai padri sinodali a tenersi alla larga dal "chiacchiericcio, la più brutta malattia della Chiesa di oggi".