Genova, 7 maggio 2024 – “Non posso parlare, parlate con l’avvocato”. Pallido in volto, un filo di voce. Non rimane granché in questa piovosa mattinata genovese della padronanza di sé e della capacità di bucare fotocamere e schermi tv. Il passo rapido, la testa bassa, il governatore della Regione Liguria Giovanni Toti è accompagnato dal suo staff quando a metà mattina lascia il suo appartamento nel centro di Genova, scortato dagli uomini della Finanza. Deve raggiungere il comando provinciale delle fiamme gialle, sul lungomare Canepa. Abito blu, camicia azzurra, barba fatta. “È molto sereno e molto tranquillo”, ripete tre volte il suo avvocato, Stefano Savi, ribadendo che “non si parla di dimissioni, ma di sospensione dalla funzione”.
Più o meno contemporaneamente negli uffici ai piani alti di piazza De Ferrari gli investigatori portano avanti serrate perquisizioni, che si protrarranno fino a sera, in un andirivieni di uomini in borghese, faldoni e cartelle alla mano, mescolati a funzionari, politici di maggioranza e opposizione, gente comune. Corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri di ufficio. È questa l’accusa che gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Genova contestano al governatore della Liguria nell’ambito della maxi inchiesta che si è abbattuta all’alba di ieri sul capoluogo, investendo come un tornado ambienti politici, imprenditoriali e manageriali e decapitando la governance di autentici colossi, Iren in testa.
Toti è stato raggiunto dalla misure cautelare dei domiciliari in un hotel di Sanremo, dove aveva pernottato per raggiungere nella prima mattinata la città di frontiera di Ventimiglia: lì era in programma una conferenza stampa alla quale avrebbe dovuto prendere parte, insieme a Flavio Briatore e al sindaco Flavio di Muro, per annunciare la prossima apertura del Twiga di Ponente. Per lui un fulmine a ciel sereno. Ma gli uomini della finanza erano al lavoro da anni per monitorare, a suon di intercettazioni, un meccanismo corruttivo che la giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni nell’ordinanza di custodia definisce "collaudato" e caratterizzato da una "allarmante abitualità e sistematicità".
Si parla di tangenti e altri ’do ut des’ tra alcuni imprenditori e il governatore e tra gli stessi e l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova Paolo Emilio Signorini, l’unico tra i dieci indagati colpiti da misure interdittive e cautelari ad essere finito in carcere. In particolare, stando all’impalcatura accusatoria Toti avrebbe "svenduto la propria funzione" e la propria attività in cambio di finanziamenti, finalizzati a garantire successi elettorali per se stesso e per il proprio entourage, in almeno quattro competizioni amministrative nel periodo compreso tra l’ottobre 2021 e il maggio 2023. Suoi ’partner’ sarebbero stati,a più riprese, gli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli, il consigliere di amministrazione di Esselunga spa Francesco Moncada e, appunto, l’ex presidente dell’Autorità portuale e amministratore delegato di Iren, Paolo Emilio Signorini, rinchiuso nel carcere di Marassi dal primo pomeriggio di ieri. Ma c’è di più. Ai domiciliari è finito anche il giovane capo di gabinetto di Toti ed ex sindaco di Porto Venere Matteo Cozzani, accusato di corruzione elettorale e di aver agevolato, con la propria attività, gli interessi di Cosa Nostra, in particolare quelli del clan Cammarata del Mandamento di Riesi.
Insomma , un terremoto, giudiziario e insieme politico, che promette di produrre sconquassi anche sulla distanza e ben oltre i confini del territorio ligure. Per effetto delle disposizioni anti-corruzione della legge Severino, il presidente della Regione, tanto per cominciare, ieri mattina è stato sospeso dall’esercizio delle proprie funzioni e le redini di piazza De Ferrari sono state assunte dal vice, il leghista Alessandro Piana. Il Pd è già partito alla carica, chiedendo le elezioni anticipate. Lui, Toti, per il momento non apre bocca. Varcata la porta della caserma della finanza alle 10.30, ne è uscito alle cinque meno un quarto. Il tempo di mettersi in auto e poi la partenza per la sua roccaforte di Ameglia, dove trascorrerà i domiciliari. All’arrivo, un saluto dal finestrino dell’auto e il cancello si è chiuso alle sue spalle.