Domenica 1 Settembre 2024
GIGI PAOLI, INVIATO
Cronaca

Un’altra apocalisse. Toscana invasa dall’acqua, sette morti e due dispersi. "La melma fino alle labbra"

L’epicentro dell’alluvione tra Prato e Pistoia. Gli esperti: "Mai piogge così negli ultimi 50 anni" Milioni di danni, in 20mila senza luce. Fango nei garage e nelle fabbriche: "Abbiamo perso tutto"

Prato, 4 novembre 2023 – Quando le acque si ritirano, il mondo perde i colori. Perché tutto è fango. Il fango che è entrato dentro le case, ha spostato le macchine, ha abbattuto alberi, divelto porte e cancelli. E ha ucciso.

Gli ultimi numeri: sette morti, due dispersi, 200 sfollati, sette province toscane coinvolte, migliaia di chilometri quadri di territorio devastato, città in ginocchio. Alle cinque di ieri pomeriggio, quando iniziava a fare buio, in ventimila erano senza luce. La tempesta Ciaran è piombata qui e ha fatto un disastro. "Ho sentito un boato, e poi...". E poi quel maledetto fango che è ovunque, arriva fino alle labbra, gli occhi diventano rossi e uno schizzo di melma finisce anche fra gli occhi azzurri di un uomo che non può, non deve piangere, perché ha perso quasi tutto ma deve ricostruire. Ancora. E poi a piangere, silente, ci pensa la moglie, lei sì a presidiare la porta spalancata, con un piumino a coprire la vestaglia, stretta sui fianchi e sull’anima.

Nella foto di Riccardo Germogli, un vigile del fuoco salva un’anziana a Campi Bisenzio (Firenze)
Nella foto di Riccardo Germogli, un vigile del fuoco salva un’anziana a Campi Bisenzio (Firenze)

È qui l’epicentro dell’ondata di acqua e fango che ha travolto la Toscana: via Riva a Bagnolo, frazione di Montemurlo tra Prato e Pistoia, terra abituata alla fatica ma solo per chinarsi sulle macchine tessili. Siamo in una strada che non esiste più, dove tanti anziani in tuta affiancano vigili del fuoco e volontari in divisa. Tutt’intorno, alberi abbattuti e macchine sfondate per la violenza del torrente Bagnolo, gonfiato da ore di pioggia impressionante: gli argini non potevano reggere e, alla fine, hanno lasciato correre l’acqua nelle strade, nei garage, nelle fabbriche. Ovunque. E giovedì sera Alfio, che sentiva quel rumore che cresceva e cresceva, si è affacciato alla porta di casa e poi si sa solo che l’hanno trovato a faccia in giù, affogato in mezzo metro d’acqua al piano terra. Forse non ha fatto in tempo a scappare. Forse è morto di paura, perché di paura si muore, eccome, tanto più se hai 85 anni come Alfio. O come Teresa, uccisa anche dalla fatica mentre spalava, sì spalava, a 84 anni, quello schifoso fango davanti a casa, in un’altra frazione. Qui le storie sono mille, come quella bambina di tre anni, malata e attaccata a un apparecchio salvavita, che i vigili del fuoco (617 al lavoro in tutta la Regione in queste ore, una falange, un esercito che ha fatto più di 1500 interventi di soccorso) hanno portato via a braccia dal quarto piano di un palazzo rimasto al buio. "Aiutateci, la macchina della bimba non funziona più", hanno chiesto aiuto i genitori. E subito sono arrivati i pompieri, perché i personaggi sono mille ma gli angeli, alla fine, son sempre loro. E poi la zona industriale di Oste, dove per miracolo non è morto nessuno: ieri per arrivarci serviva il gommone dei vigili del fuoco.

Ma Prato è solo una parte di questo racconto. Perché qui ci sono stati Alfio e Teresa, ma a Campi Bisenzio, vicino Firenze, finita sott’acqua per colpa del Bisenzio, ora non si trova più Gianni, che era uscito per spostare la macchina e adesso non si trova più né lui né la macchina, inghiottiti dal fango e dall’acqua. Da qualche parte.

E poi ci sono Antonino e Teresa, 70 anni lui e 65 lei, che stavano tornando a casa a Lamporecchio, nel Pistoiese. Lui guidava, lei era al telefono con la figlia, terrorizzata: "Qui non si vede niente, è una tempesta, c’è acqua dappertutto". Clic. La loro macchina doveva passare un ponticino, nel mezzo dei campi: forse la strada è franata, forse non lo sapremo mai. Ma l’auto, su quel ponte, non c’è mai passata. È caduta nel torrente, si è ribaltata come un cubetto di metallo e ha sbalzato fuori la coppia. Lui l’hanno trovato poco lontano dal rottame, mentre lei no: hanno recuperato il corpo solo ore dopo, a valle. E altro fango, altra pioggia, altro dolore, altri due anziani morti a Rosignano, in una Rsa: non è così difficile, in fondo, morire di paura.

Poi quattro ospedali sono andati sott’acqua, dal Mugello a Pontedera, da Empoli a Prato (dove il pronto soccorso, massimo del paradosso, è inagibile): alcuni sono nuovi, altri rifatti da poco, tutti troppo vulnerabili. Già, la vulnerabilità.

Qui, in Toscana, la gente ha una vecchia esperienza di alluvioni, dal ’66 di Firenze in poi, ma il giorno dopo è sempre la solita storia. "Nessuno ci ha detto che poteva succedere tutto questo, nessuno di noi ha mai visto una cosa simile", dice l’anziano volontario di un’associazione che in via Riva impugna un badile come un’arma e urla a tutti di fare in fretta. Perché qui servono braccia, ma più che altro ruspe, pompe, idrovore. Perché il cielo inganna e tradisce e là, verso occidente, verso il mare, le nuvole sono ancora nere e gonfie di pioggia. E infatti sulla costa, da quella Apuana alla Maremma, ci sono mareggiate e venti a oltre cento all’ora.

Per la Toscana è stato dichiarato lo stato d’emergenza nazionale: da Roma assicurano sostegno e soldi.

Dicono gli esperti, infine, che in questa regione non si vedevano piogge così intense da cinquant’anni. La famigerata alluvione di Firenze è del ’66. Cinquantasette anni fa.

E forse, allora, c’era tempo per imparare qualcosa e impedire che si verificasse di nuovo. Forse, già.