Torino, 25 ottobre 2024 – Neonato di 40 giorni, cieco per una malattia rarissima, è stato operato alle Molinette di Torino con una tecnologia 3D: non ci sono altri casi al mondo descritti dalla letteratura scientifica.
Anche se Michele Reibaldi, direttore di Oculistica universitaria della Città della Salute, preferisce raccontarla così: “Oggi abbiamo una tecnologia che ci consente interventi che prima non erano possibili”. Gli abbiamo rivolto 3 domande.
Intervento in tecnologia 3D: che cosa significa?
"Di solito – chiarisce il professore - per operare gli occhi si usa il microscopio. Da qualche tempo, invece, si sfrutta una visualizzazione tridimensionale, monitor e occhiali 3 D, proprio come quelli che si indossano al cinema, strumenti che permettono di arrivare a un’immagine molto più grande, a una risoluzione molto più elevata ma soprattutto a guadagnare in profondità. Quindi questa tecnologia ci consente di mettere a fuoco dettagli che prima non erano visibili”.
Per avere un’idea: “Gli occhi di un neonato – spiega il professore – di solito misurano 13-14 millimetri. In questo caso erano ancora più piccoli, per la patologia della retina, si chiama vitreo primitivo iperplastico e colpisce una persona su 300mila, soprattutto quando è bilaterale, come in questo caso”. Anche gli strumenti da sala operatoria “sono più piccoli, il vitrectomo è molto inferiore a 0,1 millimetri, prima invece arrivava anche a mezzo millimetro”.
Come sono stati preparati i genitori?
"Il colloquio con i genitori ha richiesto grande chiarezza, come sempre – confida il medico -. Perché non riusciamo a valutare le condizioni finché non siamo in sala operatoria. Sopratuttto quando c’è una cataratta non possiamo sapere davvero cosa ci sia dietro. Anche se lo potevamo immaginare. Non definirei questo intervento un miracolo. Direi così: oggi per fortuna abbiamo a disposizione una tecnologia che ci permette di affrontare questi casi”.
Cosa possiamo dire sul recupero della vista?
"Diciamo che è ancora presto per rispondere a questa domanda – chiarisce il direttore di Oculistica -. Possiamo dire questo: il bambino, una settimana dopo l’operazione, sta molto bene. La crescita dell’occhio dopo l’intervento è andata avanti. Questo è un dato molto positivo. Non ci sono state complicanze. Il quadro ci fa pensare che il bambino avrà la capacità di vedere. Altri ragionamenti sono prematuri. Tra un paio d’anni, se tutto procede bene, gli verrà impiantato il cristallino”.