Torino, 13 gennaio 2025 – La moglie non doveva mettere il pigiama mentre girava in casa la domenica “perché era segno di pigrizia” e non doveva sprecare le briciole quando spezzava il pane. Ma anche non bere zabaione o vin brulé, “perché era un atteggiamento da vecchi”.
Questi e un’altra sfilza di regole e divieti imposti da un manager del Torinese alla moglie gli sono costati una condanna dal tribunale di Torino a tre anni di reclusione, sostituiti con detenzione domiciliare per stalking, maltrattamenti, danneggiamento e accesso abusivo alla mail della ex.
Nelle motivazioni, depositate lo scorso dicembre e firmate dal giudice estensore Milena Chiara Lombardo, come anticipato oggi dal Corriere di Torino, c'è l'elenco delle regole imposte dal marito alla donna e che, secondo il tribunale, ne tratteggiano "l'atteggiamento controllante, umiliante e aggressivo".
Vengono elencati il divieto di mangiare carne di cavallo al sangue, di mettere il liquore nel gelato, di sedersi sul divano la sera a riposare mentre il marito lavava i piatti, unica attività domestica di cui l'uomo si occupava "perché non voleva acquistare una lavastoviglie". E ancora: non sprecare le briciole quando spezzava il pane, non appoggiare i gomiti sul tavolo, mangiare la buccia del salame. Le imposizioni e i maltrattamenti talvolta sfociavano nelle percosse.
Durante le udienze del processo era emerso che la donna era continuamente sottoposta a rimproveri e critiche mortificanti anche con riguardo alla sua capacità genitoriale e all'aspetto fisico. Fu dopo aver ricevuto un referto medico da un pronto soccorso che la procura di Torino, nel 2022, aprì d'ufficio un'inchiesta, grazie alla donna che denunciò il marito. La pm Chiara Canepa aveva chiesto una condanna a cinque anni di carcere.