Martedì 5 Novembre 2024

Torino, doppio trapianto alle Molinette di microbiota e fegato. Prima volta al mondo: salva la vita a un 56enne

Il direttore Renato Romagnoli: “Un risultato reso possibile da due eccellenze”. Una maratona di 120 giorni gestita con il Gemelli di Roma

Doppio trapianto record alle Molinette di Torino su un paziente di 56 anni

Doppio trapianto record alle Molinette di Torino su un paziente di 56 anni

Torino, 17 febbraio 2024 – Doppio trapianto record a Torino. Per la prima volta al mondo un uomo di 56 anni, affetto dalla nascita da policistica con interessamento epatico e ai reni, è stato salvato con un trapianto sequenziale di microbiota fecale e poi di fegato, all’ospedale Molinette di Torino in collaborazione con il Gemelli di Roma.

Un caso clinico, con un percorso durato 120 giorni, che ha già ricevuto un riconoscimento dalla letteratura scientifica internazionale, essendo stato pubblicato sulla rivista Transplant Infectious Disease. L’uomo - come spiegano fonti ospedaliere - si trova ora in convalescenza a casa ed è in fase di recupero nutrizionale e motorio.

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“Il decorso post-operatorio del trapianto di fegato è stato scevro da complicanze maggiori, in particolare non si sono verificate infezioni di sorta. Dopo solo 20 giorni dal trapianto di fegato (e ben 120 giorni dal suo ingresso alle Molinette), il paziente è rientrato a casa, avendo anche ripreso una funzione renale tale da non necessitare per ora di dialisi. Il paziente, supportato con amore dalle straordinarie moglie e figlia, è adesso in piena fase di recupero nutrizionale e motorio ed è stato scongiurato il rischio di infezione da batteri intrattabili nel post-trapianto fegato”, sottolinea l’ospedale Molinette in una nota.

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Le parole del direttore Romagnoli: “Risultato di due eccellenze”

“Al di là dell’uso compassionevole in deroga fatto in questo caso, con tutto l’iter di autorizzazioni che è stato necessario richiedere, dovrebbe essere organizzato uno studio clinico per poterla far diventare una prassi ordinaria”. A parlare è Renato Romagnoli, direttore del Centro Trapianto Fegato di Torino dell’ospedale Molinette della Città della salute. “Il trapianto di microbiota - ha spiegato - è stato possibile grazie al lavoro del Policlinico Gemelli di Roma, perché per questo paziente sarebbe stata impossibile la somministrazione con colonscopia, troppo a rischio sepsi. L’unica via era quindi un donatore di microbiota, sano, in modo che tutto l’insieme di organismi di questa persona sana potesse sostituire quello del paziente. E il donatore è arrivato attraverso il Gemelli. Appena abbiamo visto che si abbassavano le cariche batteriche dei germi antibioticoresistenti, uno del tutto, l’altro in parte, abbiamo chiesto d’urgenza il trapianto di fegato. Ed è questo che a permettere che i germi cattivi non si riproducano più ora. Senza il trapianto di microbiota il rischio infettivo col trapianto di fegato sarebbe stato troppo elevato”. “Farne una prassi, dal momento che grazie al Gemelli la tecnologia per preparare il microbiota sano c’è - ha concluso Romagnoli - può cambiare il futuro di tanti trapianti. I germi antibioticoresistenti vengono acquisiti in ospedale, dove si selezionano per il fatto che si curano le persone con gli antibiotici e quelli resistenti sopravvivono e aggrediscono un paziente debole, che a quel punto si trova in un vicolo cieco”.