Torino, 26 dicembre 2023 – Paolo Titolo, tra i microchirurghi dell’operazione pionieristica: i nervi del piede usati per recuperare l’uso della mano paralizzata. Che prospettive apre questo intervento?
“Intanto parliamo prima di tutto del recupero degli arti superiori. Se riusciamo a vedere un risultato importante, allora diventa un intervento che si può applicare in tutta una serie di altri casi di lesioni di plesso”.
E sul recupero delle gambe, invece?
"Penso a lesioni del plesso lombo-sacrale, con paralisi completa di un arto. Se rubo qualcosa da quello accanto, posso dare una speranza. Quindi si potrebbe usare una gamba per rinnervare l’altra”.
Clicca qui se vuoi iscriverti al canale WhatsApp di Qn
Come sta il paziente?
"Bene, non ha dolore. Dopo l’amputazione della gamba tornerà a camminare con la protesi. Ma noi vogliamo che torni a usare la mano, nella quotidianità”.
Inizialmente pensando a movimenti del piede e poi sviluppando nuove abilità con l’adattamento cerebrale. Oggi, invece?
“Con i nervi non è come con i fili elettrici, che riparte subito la corrente. Si devono rigenerare, quindi il risultato lo vedremo tra qualche mese. Il nervo deve ricrescere, la media è di un millimetro al giorno. Quindi prima di arrivare ai muscoli il percorso è lungo. Oggi il paziente è ancora fasciato”.
E molto complesso è stato l’intervento: quante persone in sala?
"Tra microchirurghi, neurochirurghi, anestesisti, infermieri e strumentisti eravamo una ventina. L’operazione è durata tra le 10 e le 11 ore. La parte più lunga è sempre la dissezione del nervo, i rami si aprono come alberi, questo è il lavoro più complicato”.
Quanto studio, prima di affrontarla?
"L’operazione è stata preceduta da quattro anni di indagini. Era già stata proposta anni fa, aspettavamo il candidato ideale, avevamo aperto anche un comitato etico”. Poi è arrivato il paziente di 58 anni.
"Gli abbiamo proposto l’intervento, abbiamo affrontato il discorso in diversi incontri. Bisogna capire che è un’operazione sperimentale, lo abbiamo informato di tutti i rischi. Che per fortuna non si sono verificati”.