Domenica 22 Dicembre 2024
ILARIA ULIVELLI
Cronaca

"Lavoravo in nero per papà Renzi". Ma lui si difende: falso, querelo

Accusa di un ex dipendente dell’azienda di Tiziano. Scontro coi 5 Stelle

Il padre dell'ex premier Matteo Renzi, Tiziano (Ansa)

Firenze, 3 dicembre 2018 - Nuovo capitolo al veleno nella saga delle ‘colpe’ dei padri. Stavolta l’attacco a Tiziano Renzi rotola sulle pagine de La Verità dove il racconto di due strilloni accusa il padre dell’ex premier di aver pagato cash, in nero, i distributori di giornali dell’azienda di famiglia Speedy Florence, negli anni Novanta. Le parole dello chef che ora vive a Londra, Andrea Santoni, denunciano che spesso era addirittura lo stesso Matteo a saldare le cifre agli strilloni, dopo aver fatto i calcoli dei resi nelle consegne mattutine. Apriti cielo.    Perché queste parole sono la miccia che fa riesplodere un nuovo botta e risposta tra il Movimento 5 stelle e Renzi padre e figlio. Dopo la vicenda dei lavoratori irregolari nella ditta del padre di Di Maio, i pentastellati parlano di "lezione di morale vergognosa" da parte dell’ex segretario del Pd. Mentre Tiziano Renzi, dopo aver incassato una vittoria nel processo per diffamazione contro Marco Travaglio, ha dato mandato ai suoi avvocati di querelare La Verità: "Posso solo reagire con la forza della verità – dice –. Quando arriveranno le sentenze sarà mia cura tenervi informati". E il figlio Matteo attacca Luigi Di Maio, che secondo un’inchiesta dell’Espresso avrebbe fatto da "prestanome" per l’azienda edile del padre" oltre a difendere l’onorabilità della sua famiglia: "Ogni accostamento dei guai dei Di Maio alla mia famiglia fa fioccare le azioni civili per risarcimento danni", scrive su Facebook Matteo Renzi.

In realtà i procedimenti giudiziari a carico di Renzi senior sono quasi tutti chiusi. Archiviato a Genova il caso della bancarotta della Chil Post. Resta in sospeso la vicenda delle false fatture delle società Eventi 6 e Party per cui Tiziano è stato rinviato a giudizio (il processo inizierà a marzo), mentre la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per l’accusa di traffico di influenze a carico del padre dell’ex segretario Pd nell’intricata inchiesta Consip. 

"Sostenere che il lavoro degli strilloni fosse un ‘lavoro in nero per i Renzi e alle paghe ci pensava Matteo’, è l’ennesima diffamazione. E dire che basterebbe conoscere le leggi per capire", scrive Tiziano Renzi su Facebook.    In pratica il padre dell’ex premier spiega che si trattava di pagamento in contanti e non in nero, perché poi l’azienda provvedeva a pagare le tasse: "Una differenza che in tribunale sarà facilmente dimostrabile". Ma i pentastellati non si placano e affidano a una nota parole di fuoco. Che accusano Matteo Renzi di essere stato "coinvolto in prima persona negli affari del padre". Lo bollano addirittura come "complice", dopo aver "dispensato lezioni di morale" per giorni, tentando di "infangare il nome di Luigi Di Maio" e "coprendosi di ridicolo", visto che "era completamente estraneo alla vicenda" del padre.

Ma l’ex premier non ci sta. La lancetta mette a tempesta. "Se l’onorevole Di Maio ha scelto dopo essere stato eletto di fare il prestanome al padre per le sue attività edilizie dovrà spiegare il perché in Parlamento", si accende Matteo Renzi, spiegando che "il ministro del Lavoro non può essere il titolare di un’azienda in cui esiste il problema del lavoro in nero".