Pescara, 29 giugno 2024 – Per i (presunti) assassini di Thomas Luciani, che doveva compiere ancora 17 anni ed è stato ammazzato nel parco Baden Powell a Pescara da due coetanei, si prospetta il giudizio immediato, dopo la chiusura delle indagini.
Intanto, l’attenzione degli investigatori è concentrata sui telefonini, le perizie potrebbero fare chiarezza sui punti ancora oscuri di quest’omicidio che ha sconvolto l’Italia.
L’arma del delitto non si trova
E non è stata ritrovata fino ad oggi l’arma del delitto, secondo le testimonianze sarebbe un coltello da sub: lo avrebbe poi gettato tra gli scogli uno dei due sedicenni in carcere per il delitto, sono il figlio di un’avvocatessa difeso da Roberto Mariani e l’amico figlio di un carabiniere, assistito da Marco Di Giulio. Il legale nei prossimi giorni incontrerà il ragazzo, che si trova nel carcere minorile di Roma.
Le parole strazianti della nonna
Ieri è stato il giorno dell’addio a Thomas, la chiesa di Rosciano (Pescara) era affollata di ragazzi. “Voglio ringraziare tutti quelli che in qualsiasi modo mi sono stati vicini in questo terribile tragico momento”, scrive la nonna Olga sui social. Un pensiero rivolto al sindaco per la sua presenza costante e un appello gonfio di lacrime: “Non dimenticate il mio angelo”.
La storia di Crox
Thomas Christopher Luciani, che gli amici chiamavano Crox, era scappato da una comunità per minori di Limosano (Campobasso) due giorni prima di essere ucciso. Prima viveva con la nonna materna a Rosciano. La mamma – brasiliana, adottata dalla famiglia abruzzese –da anni ha lasciato l’Italia per la Germania. “Non auguro questo dolore nemmeno al mio peggior nemico perché è un dolore che ti strazia l'anima”, sono state le sue parole sui social.