Roma, 18 giugno 2023 – I TheBorderline danno l’addio a YouTube dopo la morte di Manuel, il bambino di 5 anni rimasto ucciso nello schianto di Casal Palocco (Roma). Questo annuncia un messaggio postato sul social. Ma il canale di sfide estreme risulta ancora aperto, oggi con 51 video. Su questo dopo l’incidente erano nate molte polemiche.
The Borderline, l’addio a Youtube
“I TheBorderline esprimono alla famiglia il massimo, sincero e più profondo dolore. Quanto accaduto ha lasciato tutti segnati con una profonda ferita, nulla potrà mai più essere come prima. L’idea di TheBorderline era quella di offrire ai giovani un intrattenimento con uno spirito sano. La tragedia accaduta è talmente profonda che rende per noi moralmente impossibile proseguire questo percorso. Pertanto, il gruppo TheBorderline interrompe ogni attività con quest’ultimo messaggio. Il nostro pensiero è solo per Manuel”. Con queste parole pubblicate su YouTube, il gruppo lascia il social. In poco meno di 2 ore il messaggio ha raggiunto quasi 50mila visualizzazioni.
La morte del piccolo Manuel e la velocità del suv
Intanto proseguono le indagini sull’incidente. La velocità a cui viaggiava il suv in via di Macchia Saponara, a Casal Palocco, è forse la chiave principale che stabilirà il livello delle responsabilità di Matteo Di Pietro, lo youtuber ventenne indagato per l’omicidio stradale del piccolo Manuel. Potrebbero arrivare a breve i risultati della consulenza tecnica che i pm di Roma hanno affidato per accertare a quanti chilometri orari viaggiasse il suv che mercoledì scorso si è schiantata contro la Smart Forfour all’interno della quale c’erano il bimbo di cinque anni, morto poco dopo, e la sorellina con la madre. I funerali del bambino si svolgeranno nei prossimi giorni dopo il nulla osta della Procura, che ha disposto l’autopsia all’istituto di medicina legale di Tor Vergata.
L’autopsia e le cause della morte
I pm vogliono avere un quadro chiaro delle cause della morte, dichiarata circa una ora e mezzo dopo l’incidente, dopo il drammatico tentativo di salvargli la vita messo in atto dal personale del 118.
Ci sono poi una serie di aspetti che riguardano la dinamica dell’incidente su cui sta cercando di far luce la polizia municipale: ad essere messe insieme saranno le immagini delle telecamere posizionate in via di Macchia Saponara, a circa 250 metri di distanza dall’incrocio con via Archelao di Mileto, dove è avvenuto l’impatto, ma anche quelle sull’altro lato della strada, che potrebbero aver ripreso il passaggio del bus Atac il cui autista è di fatto un testimone oculare.
I legali del giovane, i quali negano che l’indagato stesse superando un veicolo nei pressi dell’incrocio, puntano invece a dimostrare che la mamma del bimbo possa aver tagliato la strada al Suv guidato dal ventenne, senza dargli la dovuta precedenza: una tesi sulla quale gli avvocati insistono in virtù del fatto che la Smart ha riportato danni sulla fiancata destra. Quel che sembra ormai certo è che il Suv non viaggiava nei limiti dei 30 chilometri orari previsti in quella strada ma ben oltre, forse più del doppio: un dato che a prescindere farà la differenza sulle responsabilità.
Il ventenne positivo ai cannabinoidi
Resta poi la positività dello youtuber ai cannabinoidi rilevata in pronto soccorso dopo le analisi del sangue a seguito dell’incidente, ma anche in questo caso bisognerà stabilire se e quando Di Pietro avesse assunto droghe. Non si esclude che il giovane, per il quale finora non è stata ritenuta necessaria alcuna misura cautelare, possa essere ascoltato dagli inquirenti a piazzale Clodio nei prossimi giorni.
Il fatturato di TheBorderLine
La sua casa è stata intanto perquisita, alla ricerca di video, cellulari o eventualmente droga, visti i risultati delle analisi. A finire sotto i riflettori è stata anche la sede della società TheBorderline, di cui Di Pietro era capo del cda e che aveva un fatturato annuo di circa 190mila euro. Dall’analisi dei filmati sui cellulari sequestrati, compresi quelli che erano a bordo del suv coinvolto, potrebbero emergere nuovi tasselli per arrivare alla verità sulla challenge che il ventenne e il suo gruppo di youtuber avevano lanciato.
La sfida social
Quella sfida social, restare in auto per cinquanta ore consecutive, ha avuto come epilogo anticipato e improvviso la morte del piccolo Manuel. Le immagini di quell’ennesima gara da superare potrebbero essere state viste da migliaia di adolescenti: anche per questo si spera scongiurare il rischio di emulazione, visto che dallo studio del Centro nazionale per le dipendenze e il doping dell’Istituto superiore di sanità emerge che il 6,1% degli studenti tra 11 e 17 anni, circa 243.000 ragazzi, ha partecipato almeno una volta a una sfida social pericolosa.