La guerra del gas tra Russia ed Europa è alla resa dei conti. La Commissione Ue, ha annunciato la presidente Ursula von der Leyen alla vigilia del consiglio straordinario Energia di domani, ha deciso di proporre un price cap al gas russo per "tagliare i proventi che Vladimir Putin usa per finanziare la sua atroce guerra in Ucraina". Una mossa "assolutamente stupida", ha risposto il presidente russo, avvertendo che Mosca rispetterà i contratti esistenti ma "non fornirà nulla" al di fuori di quelli, "né gas, né petrolio, né carbone".
La Russia potrebbe dunque chiudere i rubinetti agli europei e deviare le forniture alla Cina e a quei Paesi, specie asiatici, che rimarranno ottimi clienti. E, a titolo d’esempio, Putin ha detto che accordi sono stati già raggiunti con la Mongolia per far passare sul suo territorio un secondo gasdotto verso Pechino, il Forza della Siberia 2. Il presidente russo ha scelto il Forum economico dell’Oriente, a Vladivostok, per lanciare il suo monito e annunciare una nuova era nelle relazioni con l’Asia.
"Il mercato europeo delle risorse energetiche – ha affermato Putin – era un tempo privilegiato, ora non lo è più. La domanda è così alta sui mercati mondiali che non abbiamo problemi a venderle". Ma per la von der Leyen "non vale più la pena" ascoltare quello che dice Putin, perché la Russia non fa altro che "ricattare l’Ue" usando lo strumento dell’energia. "Ora come ora dobbiamo solo proteggerci, rafforzare la nostra posizione", ha aggiunto la presidente della Commissione, snocciolando una serie di dati per dimostrare che la dipendenza europea dalle fonti russe non è più così forte. All’inizio dell’offensiva di Mosca in Ucraina, ha ricordato, il gas russo via gasdotto ammontava al 40% dell’import totale, oggi è solo al 9%. Mentre i depositi sono pieni all’82% grazie alle forniture di Gnl (gas naturale liquefatto) o gas via tubo da Stati Uniti, Norvegia, Algeria, Azerbaigian e altri Paesi.
La Russia intanto ha annunciato di aver imposto sanzioni "ai vertici militari dell’Unione Europea e ai dipendenti di alto rango delle agenzie di sicurezza degli Stati membri" per il sostegno militare all’Ucraina. E Putin ha avvertito che discuterà con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, garante dell’accordo per la partenza del grano ucraino dai porti del Mar Nero, una restrizione delle esportazioni di cereali per l’Europa su questa rotta, lamentando che la quasi totalità delle navi hanno raggiunto i Paesi ricchi del continente anziché quelli di altre regioni del mondo che soffrono la fame. Ma la Russia, ha risposto da Kiev il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak, "non può imporre all’Ucraina dove inviare il suo grano", perché l’accordo non lo prevede.
Il leader russo nel frattempo ha calcato la mano sul difficile inverno che attende gli europei, tra riduzioni del riscaldamento e l’inflazione alimentata dal caro-energia. I Paesi europei dunque dovrebbero "tornare in sé", perché questa situazione "può causare un’esplosione" a livello sociale. Mentre la Russia, ha sostenuto ancora Putin, se la passa meglio del previsto nonostante "l’aggressione economica, finanziaria e tecnologica dell’Occidente". "È impossibile isolare la Russia", ha avvertito il capo del Cremlino, sottolineando ancora una volta l’importanza della cooperazione con Pechino.