Domenica 24 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Coronavirus, l'immunologo: "Test sierologici? Non sono patente d'immunità"

Il professor Mantovani: "Ce ne sono un centinaio, anche non affidabili. Temo incoraggino; comportamenti irresponsabili". Dal 18 via al test nazionale per 150mila persone

Test sierologici, test anticorpi (Ansa)

Test sierologici, test anticorpi (Ansa)

Milano, 11 maggio 2020 - Nella fase della riapertura dopo il lockdown causato dall'emergenza Coronavirus, si fa sempre più pressante la discussione sui test sierologici, che hanno l'obiettivo di capire quante persone hanno sviluppato gli anticorpi al coronavirus, anche in assenza di sintomi. E mentre già 46mila le persone hanno firmato la petizione online sul sito Change.org, rivolta al premier Conte, per chiedere questi test su larga scala, l'Istat  sottolinea che la titolarità dell'indagine sierologica su Covid-19 è di ministero della Salute e Istat. L'obiettivo è l'osservazione di un campione di 150mila persone sull'intero territorio italiano: le chiamae, da parte della Croce rossa, inizieranno lunedì 18 maggio..

Detto ciò l'immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, avverte: "Il test degli anticorpi non dà la patente dell'immunità" e incalza: di test "ce ne sono un centinaio, anche non affidabili, non incoraggino comportamenti irresponsabili". 

Test anticorpi, i rischi del 'fai da te'

I test sierologici per la ricerca degli anticorpi per Sars-CoV-2, spiega Mantovani, "ci possono accompagnare in questa fase, ma va detto chiaramente cosa non sono. Il primo messaggio deve essere che i test sierologici, anche quelli validati, non danno nessuna patente di immunità. Noi siamo ancora ignoranti su questo virus. E la mia grande preoccupazione è che il 'fai da te' in farmacia, nelle palestre, su Internet, magari con test non affidabili, incoraggi comportamenti irresponsabili secondo il ragionamento: 'Io ho gli anticorpi, quindi sono immune, non mi ammalo e non trasmetto la malattia'". 

Niente patente d'immunità

"I test sierologici non danno la patente di immunità - ripete lo scienziato che sul sistema immunitario ha scritto il libro, 'Il fuoco interiore' - In alcune situazioni particolari, che non riguardano la stragrande maggioranza delle persone, un test può dare un 'foglio rosa'. Su questo si è espressa anche l'Organizzazione mondiale della sanità. Ed è una mia grande preoccupazione il rischio che qualcuno lo interpreti come un passaporto" che autorizza a "comportamenti irresponsabili". 

Più di cento test in circolazione

Mantovani spiega di ritenere che i test "siano un grande aiuto", ma di essere al tempo stesso "preoccupato anche perché ce ne sono più di cento in circolazione ed è bene ricordare che, per esempio, il Governo inglese ha comperato 35 milioni di test e li ha buttati via. Buona parte non sono affidabili". 

In Italia alcune Regioni hanno già avviato propri programmi, ed è ai nastri di partenza l'indagine nazionale. "A livello italiano è stato scelto un test, a livello regionale (per esempio in Lombardia) un altro - osserva l'immunologo - Questi test servono sicuramente a fare un'indagine epidemiologica come quella lanciata dalle istituzioni in questo caso", per capire quanto ha circolato il virus, quante persone sono entrate a contatto.

"Lascio le stime dei numeri che potranno emergere agli esperti del settore - dice Mantovani - Ma presto potremo commentare i dati".

Covid-19, un virus ancora sconosciuto

Secondo lo scienziato "va evidenziato come in alcuni casi i test siano di aiuto al clinico, si affiancano alla sapienza del camice bianco".  "Ma dobbiamo ricordare anche perché non possiamo dare passaporti di immunità", puntualizza. "Io confesso di essere molto ignorante quando mi confronto con questo virus. Sento colleghi di tutto il mondo, dalla Cina agli Usa, fino all'Africa. Proprio adesso ho appena finito di parlare al telefono con un'immunologa bravissima di Oxford. Tutti diciamo le stesse cose: del nuovo coronavirus sappiamo ancora molto poco. Ed è per questo - conclude - che non possiamo dare patenti". 

Mancano reagenti per tamponi

Da lunedì 18 maggio partiranno le chiamate da parte di operatori e volontari della Croce Rossa incaricati di contattare il campione di 150mila cittadini che sarà sottoposto ai test sierologici. I test andranno in parallelo con l'utilizzo dei tamponi laddove i soggetti risultino positivi. Ma è proprio sul fronte tamponi che si registrano ora le maggiori difficoltà. A partire dalla carenza dei reagenti.  Il commissario Domenico Arcuri ha lanciato una richiesta alle imprese italiane e internazionali per la fornitura del numero massimo di reagenti che servono a fare 5 milioni di tamponi, già acquisiti. Ma la situazione, spiega il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa, è complessa. Infatti, "esistono molti tipi di reagenti e le Regioni ne stanno utilizzando tipi diversi, quindi ci sono reagenti e macchinari diversi". Quel che è certo, è che la campagna per i test sierologici sarà veloce - durerà due settimane, fino al 31 del mese - e ci darà una foto del Paese in relazione alla diffusione del virus.

 

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