di Giovanni Rossi
Niente doppia cifra. Questo almeno appare certo. Azione-Italia Viva si blocca ai margini della soglia sperata. Esattamente quanto lontano lo si saprà stamattina, a scrutinio concluso. Le proiezioni del consorzio Opinio per la Rai relative a Senato e Camera lampeggiano 7,5%, meno del previsto ma a distanza di sicurezza da quel 4-5% che scuoterebbe dalle fondamenta la scommessa liberal-riformista di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Azione-Italia Viva ha un suo pubblico, un suo sentiero già largo come Forza Italia ma ancora troppo stretto per guardare a orizzonti più vasti, di centralità sociale oltre che parlamentare seppur all’opposizione.
Alla conta in base alle proiezioni, il Consorzio Opinio accredita al Terzo polo tra 15 e 25 seggi alla Camera e tra 6 e 12 al Senato, dove la costituzione del gruppo resta sub judice ma comunque possibile. Maria Elena Boschi anticipa la linea: "Gli sconfitti sono Letta e Salvini. Noi abbiamo seminato bene, perché è soltanto l’inizio del progetto e come debutto non possiamo che essere soddisfatti. I dati veri, che ci arrivano dai rappresentanti di lista, ci danno tra il 15 e il 35% in molti seggi di Milano e Firenze. E stiamo andando bene anche a Roma".
Al comitato elettorale allestito all’hotel Mediterraneo, a due passi dalla stazione Termini, i 93 giornalisti accreditati per seguire l’andamento dello spoglio attendono invano l’arrivo di Calenda. Il leader parlerà oggi con i primi risultati "veri" in mano. "Non esiste più il centrodestra, esiste una destra che ha vinto le elezioni", osserva Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, altra voce d’area dopo le parole mattutine dei due leader. La sincerità di Calenda, una volta depositate le schede nel suo seggio romano, svela la stanchezza di chi non ha più una stilla di energia dopo una campagna elettorale ventre a terra. Come tutti, certo, ma forse con qualche difficoltà in più, dopo lo strappo in corsa dal Pd lettiano e le nozze acrobatiche con Italia Viva, destinazione Terzo polo, immediatamente attrattivo anche per quella parte di centrodestra orfana di Mario Draghi. Una domenica infinita. "Come volete che la passi? Angosciato... no scherzo", sorride l’ex manager poi ministro dello Sviluppo economico. Il futuro è sfidante e già bussa alla porta. "L’Italia è sempre più forte di chi la vuole debole", continua il neo leader al debutto con l’idea di una politica seria, iperconnessa alle competenze. Un invito colto, a quanto pare, da una fascia di elettorato non banale né per numeri complessivi né per condivisione valoriale.
Trecento chilometri più a nord, Matteo Renzi vota a Firenze. "La democrazia si alimenta con l’impegno di tutti. Viva la Repubblica, viva l’Italia #25settembre", afferma prima di partire per il Giappone dove oggi parteciperà ai funerali del premier Shinzo Abe, nel segno di una proiezione internazionale attivamente coltivata anche dopo l’esperienza da premier. Una trasferta cronologicamente ben studiata, secondo i detrattori. "Non scherziamo", fanno sapere dall’inner circle.
Come certificato dallo stesso Renzi venerdì scorso al Gianicolo durante il comizio di chiusura della campagna elettorale, il progetto attivato insieme a Calenda – con momentaneo sacrificio dei rispettivi ego – ha valenza di lungo periodo, e con le insegne di Renew Europe (e la sponda macroniana in Francia) si spinge come minimo al 2024. Obiettivo: "Stare in Parlamento da protagonisti e poi portare nel 2024 Renew Europe non solo a essere il primo partito in Europa ma anche in Italia, troveremo le forme", è la promessa dell’ex premier. Gli exit poll della notte indicano un percorso per gradi senza balzi trionfali. Ma il traguardo – è il ragionamento di Renzi condiviso da Calenda – non è impossibile: "Ci sta che dal 6, 7 o 8% si possa arrivare al 20-25% come hanno fatto Meloni, Salvini, e i Cinque stelle. Pensiamo di essere i leader italiani di un progetto europeo". Intanto, bisognerà valutare questi primi risultati. E capire cosa sia mancato.