Imola, 17 gennaio 2015 - "Perché Dio ha detto certe cose e i cattolici ne fanno altre?". E’ uno dei passaggi del lungo discorso di Musa Cerantonio durante la sua visita imolese alla Casa della cultura islamica, una delle domande che il 29enne austrialiano di origini italo-irlandese si era posto, alle scuole superiori, e che avevano avviato il suo percorso di conversione all’Islam. Il punto però è che, oggi, Cerantonio è ritenuto dall’antiterrorismo italiano uno dei predicatori pro Califfato più pericolosi, tanto da inserirlo nella lista di oltre 12 imam erranti posti sotto la lente. A luglio era stato arrestato nelle Filippine per l’attività di istigazione al terrorismo e i suoi tweet, tra cui quelli a favore del califfo Al Baghdadi, bloccati.
Negli ultimi anni aveva fatto tappa in diverse moschee e associazioni del nord Italia, da Pordenone a Brescia, da Ferrara a Milano passando per Imola. «Il video che ancora oggi si trova in rete non è del 2012, Cerantonio venne a Imola prima della Primavera araba. Venne pubblicato più tardi – spiegano Mohamed Sabir e Tajiri Abdelghani, presidente e vice della Casa della cultura islamica di Imola –. Cerantonio è una persona che, all’epoca, era sempre presente su una tv saudita che si chiama Iqra, cioè Legge, trasmessa via satellite in tutto il mondo e di proprietà dello scieccoTalal. Un canale seguito da tutto il mondo islamico dove faceva delle specie di lezioni di teologia». Come quelle effettivamente fatte a Imola perché, seguendo il video di oltre un’ora, non mancano le digressioni sulla presenza musulmana in Italia e sulla storia della parola ‘caffè’ che sostiene di derivazione araba. «Sentendolo in tv ci sembrava una persona perbene, un moderato, uno che raccontava la sua storia personale di come ha abbracciato l’Islam. Ci ha chiesto lui di venire a Imola, se poi ha cambiato idea (facendo preselitismo, ndr) non è colpa nostra».
"A Brescia era andato addirittura su una tv locale a parlare, le autorità sapevano già – racconta Abdelghani –. Se solo avessimo ‘annusato’ che non era in buonafede come sembrava, non lo avremmo lasciato parlare". «Non dubito del lavoro dell’antiterrorismo, avranno le loro buone ragioni per ritenerlo collegato al terrorismo – aggiunge Sabir –, ma mi interessa ciò che ha detto da noi e a Imola si è limitato a raccontare la sua storia di conversione». Nel discorso di Cerantonio spiega come i riferimenti della Bibbia a non mangiare maiale, al portare la barba, al velo usato dalle donne e all’essenza di Dio, gli avevano fatto pensare che «i musulmani sono più vicini alla parola della Bibbia dei cristiani». «Non è il primo ospite che passa dalla nostra comunità, l’ultimo pochi giorni fa è stato un docente di studi sulla lingua araba algerino», aggiunge Sabir. Ma «ogni volta che escono notizie come queste se ne va in fumo il lavoro di anni – continua Abdelghani –. Noi siamo vittime del terrorismo. Ciò che di presuppone faccia Cerantonio, se è così, non lo condividiamo, così come quello che succede con l’Isis. Ci troviamo ogni volta a difenderci da cose di cui non c’entriamo, come fu con le condanne di alcuni frequentatori della nostra comunità, anni fa».