Bologna, 19 settembre 2023 – “L’evento sismico di Marradi, magnitudo 4.9, rientra nella casistica di questa zona, che ha già sperimentato terremoti di questa magnitudo, che è sicuramente importante e che fa anche piccoli danni come è stato in questo caso, anche se la pericolosità della zona è inferiore a quella dell’Appennino centrale e meridionale. La faglia che si è attivata, come tutte le faglie sulla dorsale appenninica, è di tipo distensivo con movimento orientato in direzione nordest-sudovest, quindi perpendicolare all’Appennino". Così il sismologo Andrea Morelli, dell’istituto di geofisica e vulcanologia (Ingv) sezione di Bologna.
Dottor Morelli, quello visto ieri mattina non è il terremoto massimo possibile nella zona, giusto?
"È così. Sono due i forti terremoti del passato più vicini all’area della sequenza sismica di queste ore, entrambi con epicentro nel Mugello: l’evento del 13 giugno 1542, con magnitudo stimata di 6.0, e quello del 29 giugno 1919, di magnitudo 6.4".
Cosa dobbiamo attendersi per i prossimi giorni?
"È sempre molto difficile da dire. Noi sappiamo che normalmente i terremoti arrivano ‘a sciami’ e quindi dopo un evento di questo genere, come già sta succedendo, ci aspettiamo repliche, che statisticamente sono a calare di frequenza e di intensità. Questo non toglie che ci possano essere delle repliche anche di magnitudo equivalente o addirittura superiore".
Equivalente come fu per il sisma in Emilia nel 2012.
"Esattamente, il 20 e 29 maggio ci furono due scosse di intensità molto simile, attorno a 5.9, e la prima fu anticipata di qualche ora da due scosse, una di magnitudo 4.3. Non a caso a Marradi la scossa principale è avvenuta un mezz’oretta dopo una scossa di intensità 3.3. E quindi è corretto quello che stanno facendo molti sindaci dell’area, che stanno prendendo precauzioni e fanno le opportune verifiche per identificare tutti gli edifici e le infrastrutture lesionate".
Come mai il terremoto è stato sentito di più nel Nord Italia, rispetto al Centro?
"Non è strano, perché il terremoto viene sentito, di più o di meno, anche a seconda dalle caratteristiche del terreno, con la propagazione delle onde che può essere più efficiente in una direzione anziché un’altra. Anche localmente un sito su roccia scuote di meno rispetto a un sito su sedimenti alluvionali che tendono ad amplificare".
Il fatto che si sia attivata questa faglia, può fare ipotizzare un ‘contagio’ ad altre vicine?
"È un po’ quello che succede con le repliche, che sono eventi in qualche modo innescati dalla scossa principale che attiva altri piccoli frammenti di faglia o altre piccole faglie molto vicine. È difficile poter dire a priori se questo possa determinare un effetto di innesco di una faglia vicina analogamente grande. Non siamo in grado né di dirlo né di escluderlo".
Negli ultimi mesi quali sono state le zone più attive in Italia?
"Negli ultimi novanta giorni i terremoti sono stati 4mila, ma solo pochi sono stati sentiti dalla popolazione. Sono stati distribuiti un po’ in tutte le zone sismiche del Paese. Le aree più attive sono in Umbria e Marche, in particolare un sequenza nella struttura sismogemetica al largo di Pesaro-Fano-Ancona. E poi ci sono gli eventi, del tutto scollegati perché di origine vulcanica, nella zona di Campi Flegrei-Pozzuoli".