Giovedì 21 Novembre 2024
Fruzsina Szikszai
Cronaca

Terremoti Campi Flegrei, quanto dobbiamo preoccuparci? La risposta della direttrice dell’Ingv

Nella zona tre eventi sismici rilevanti in un mese, che hanno fatto tornare a parlare del ‘supervulcano’ nel golfo di Pozzuoli

Ancora scosse ai Campi Flegrei (Ansa)

Ancora scosse ai Campi Flegrei (Ansa)

Napoli, 23 settembre 2023 – Continua a tremare la terra nell’area dei Campi Flegrei. Ieri 22 settembre alle 11.02 è stata avvertita una nuova scossa di magnitudo 3, il terzo evento sismico rilevante in circa un mese (dopo i terremoti del 18 agosto e il 7 settembre) che ha allarmato la popolazione. Si è tornati a parlare, quindi, del “supervulcano” situato nel golfo di Pozzuoli, di una sua “eruzione imminente” e del piano di evacuazione della Protezione civile in caso di allarme. Il fatto che nelle ultime settimane si stanno verificando più frequentemente sciami sismici, tuttavia, di per sé non deve preoccupare. A spiegarci costa sta succedendo esattamente è Francesca Bianco, direttrice della sezione di Napoli del Dipartimento vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

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Gli sciami sismici “probabilmente sono più frequenti, però la maggior parte di questi eventi continuano ad essere di magnitudo molto bassa”, ha sottolineato Bianco. “Come spesso succede, la maggior parte della sismicità nei Campi Flegrei – non dall’ultimo mese, ma da quando la crisi bradisismica si è di nuovo manifestata, cioè dal 2005 – è per lo più costituita da eventi di magnitudo minore di 1”, ha spiegato. Il termine bradisismo, si legge sul sito dell’Ingv, viene dalla fusione delle parole greche bradius (lento) e seismos (movimento), e indica proprio il lento sollevamento o abbassamento del suolo, fenomeno quest’ultimo accompagnato anche da attività sismica. Da quando la fase bradisismica si è attivata 8 anni fa, l’evento sismico più energetico è stato quello del 7 settembre, di magnitudo 3.8. Una cosa è certa: “Se continuerà il sollevamento, noi continueremo a registrare sismicità”, ha affermato la direttrice del Dipartimento vulcani. “Se poi sarà più frequente o più intensa lo vedremo, ma sicuramente continueremo a registrare sismicità”, ha aggiunto.

Per quanto riguarda l’ipotesi che le scosse sarebbero i prodromi di una “supereruzione per energia decine di volte superiore a quella del 79. d. C. di Pompei”, la dottoressa Bianco ricorda in primis che dal punto di vista scientifico non esistono “supereruzioni”. “Abbiamo registrato sul pianeta eruzioni più energetiche di quella di Pompei, ma in questo momento non c’è nessun tipo di segnale che possa far pensare né che si stia avvicinando un'eruzione, né che l'eruzione che eventualmente si dovesse stare ad approssimare – ‘un'eruzione imminente’, credo qualcuno abbia detto – sia di intensità maggiore rispetto a quella avvenuta nel 79 d.C.”, ha assicurato.

In base ai dati attualmente disponibili, che sono tutti anche pubblici, non c’è da preoccuparsi.

In generale, se dovesse essere prossima un’eruzione, si osserverebbero una serie di cambiamenti sostanziali, ha evidenziato la direttrice Bianco. In primis, ci sarebbero variazioni nella sismicità, ovvero “terremoti più frequenti e molto più forti, con una superficializzazione degli ipocentri”. “In secondo luogo, ci sarebbero delle variazioni importantissime nella deformazione del suolo, così come nel contenuto chimico delle emanazioni fumaroliche, nonché nella temperatura sia delle fumarole che del suolo, accompagnate da accelerazioni di gravità importanti”, ha proseguito, aggiungendo che si tratta di dati monitorati costantemente. Nessuna di queste condizioni si è verificata finora.

A proposito di un eventuale ‘Big One’ italiano nell’area, ipotizzato di tanto in tanto dalle testate giornalistiche e da alcuni esperti, Bianco sottolinea che i terremoti, che siano grandi o piccoli, non si possono prevedere in nessun modo con la tecnologia e le conoscenze attuali. L’espressione, in italiano ‘quello grosso’, si riferisce a un possibile futuro terremoto devastante di magnitudo 8 o superiore che colpirebbe la California. Un’eventualità che, ad oggi, appare decisamente inverosimile, ma l’espressione è stata importata in quasi tutto il mondo per descrivere un sisma apocalittico.