Martedì 20 Agosto 2024

Terno d'Isola, chi è il supertestimone che era sul balcone quando è stata uccisa Sharon: “Ma ci vedo male e sento poco”

Antonio Laveneziana, 76 anni, secondo gli inquirenti potrebbe avere visto qualche particolare utile indagini. “Non ero a letto a dormire è vero, ho però saputo solo il giorno dopo che avevano ucciso una donna”

L'inizio di via Castegnate ripreso da piazza VII Martiri, sulla destra le telecamere che hanno ripreso un uomo allontanarsi in bici dopo l'omicidio

L'inizio di via Castegnate ripreso da piazza VII Martiri, sulla destra le telecamere che hanno ripreso un uomo allontanarsi in bici dopo l'omicidio

Terno d’Isola (Bergamo), 21 agosto 2024 – Prima ha detto che lui, a quell’ora, dormiva. Poi, quando i carabinieri che indagano per sciogliere il rebus di chi e perché abbia ucciso Sharon Verzeni gli hanno messo davanti il fotogramma delle telecamere presenti in via Castegnate che lo immortalano mentre a mezzanotte e 50 minuti, l’ora dell’omicidio della donna, si trova sul balcone a fumarsi una sigaretta, col volto rivolto nella direzione del tratto di strada in cui la 33enne è stata uccisa a coltellate, ha ritrattato ammettendo che sì, lui era in effetti sul balcone ma che non aveva minimamente realizzato quel che di grave era appena successo. “Non ci vedo bene, ho fatto le cataratte a entrambi gli occhi. Quando ho visto arrivare le ambulanze e i carabinieri coi lampeggianti non ho capito cosa potesse essere successo e ho pensato a un incidente stradale”. Antonio Laveneziana, 76 anni, origini pugliesi e diversi guai con la giustizia alle spalle, è il super testimone attorno a cui ruota uno dei passaggi chiave dell’inchiesta ancora tutta in salita che da tre settimane non riesce a dare un nome e un volto all’assassino di Sharon. E le sue parole – oltre a non vederci bene, avrebbe problemi anche all’udito tanto da aver bisogno dell’apparecchio “ma la sera lo tolgo perché mi dà fastidio e senza non ci sento” – anziché convincere gli inquirenti sulla bontà della sua versione, hanno insinuato ulteriori dubbi.

Sharon Verzeni e i suoi genitori all'arrivo in caserma (a destra Bruno Verzeni, a sinistra Maria Teresa Previtali)
Sharon Verzeni e i suoi genitori all'arrivo in caserma (a destra Bruno Verzeni, a sinistra Maria Teresa Previtali)

Due versioni e mille dubbi: il punto sulle indagini

Perché ritrattare la prima versione, negare e poi ammettere di essersi trovato sul balcone a quell’ora? Potrebbe avere visto in faccia la misteriosa persona, ripresa dalle telecamere, che si allontana contromano in bici dopo che la donna agonizzante per le quattro coltellate ricevute riesce, con le ultime forze rimaste, a chiamare il 112? Procura e carabinieri ci sperano. Lui e la moglie, Pietrina Epicoco (che a quell’ora era a letto a dormire) giurano di no. Quella sera fa caldo. L’appartamento che si trova sopra un bar è minuscolo. E Antonio Laveneziana se ne va sul balcone per prendere una boccata d’aria. Incurante – questa la versione granitica di entrambi i coniugi – di quel che sta succedendo in strada. Lei sta dormendo, lui senza gli apparecchi non ci sente. “Come posso avere visto quel che è successo a 150 metri dal balcone (la distanza fra la casa della coppia e il punto di via Castegnate dove Sharon viene pugnalata alle spalle, ndr)? Lo ripeto, non ci vedo bene e per di più non ci sento. Poi su questa strada di sera passano tante persone, bici, auto, specie d’estate”. “Le dirò di più – insiste –: ho saputo solo la mattina dopo che c’era stato un omicidio”. Antonio e Pietrina sono venuti a vivere a Terno dalla Puglia per stare vicino alla figlia e al nipotino. Tre anni fa ma è come se fosse passato un giorno. “Noi qui non conosciamo nessuno...”. E l’assassino? “Speriamo che lo prendano, quel criminale”. Ma è difficile che Antonio, è il sottinteso, possa essere d’aiuto nell’incastrarlo.