Domenica 1 Settembre 2024

Svolta nel processo Regeni. Lo 007 imputato e i depistaggi: "Indagò con il team italiano"

Testimoni dello Sco e del Ros: "Partecipò ai sopralluoghi al Cairo dove fu trovato il corpo"

Svolta nel processo Regeni. Lo 007 imputato e i depistaggi: "Indagò con il team italiano"

Svolta nel processo Regeni. Lo 007 imputato e i depistaggi: "Indagò con il team italiano"

Nel sopralluogo del 10 febbraio 2016 sul luogo dove venne trovato il corpo di Giulio Regeni dai due team investigativi, uno egiziano e l’altro italiano, era presente anche uno degli 007 imputati nel processo a Roma. È quanto è emerso dall’audizione, nel procedimento a carico di quattro appartenenti alla National security, degli investigatori del Ros e dello Sco. Nell’udienza in Corte d’assise a Roma sono state mostrare le foto che ritraggono l’ufficiale Uhsam Helm nel sopralluogo sulla strada che collega Il Cairo con Alessandria. Secondo i testi l’imputato ha partecipato anche a quasi tutti gli incontri dei team investigativi nelle indagini sul caso.

"All’inizio ci fu una apparente collaborazione, ci consentirono di assistere alle assunzioni di testimonianze ma noi cercavamo riscontri oggettivi. Fin da subito – ha detto in aula il direttore del Servizio centrale operativo della polizia di Stato, Vincenzo Nicolì – le autorità egiziane furono informate che ciò che era emerso dall’autopsia svolta in Italia non era compatibile con le loro ipotesi investigative come l’incidente stradale". Nel corso delle indagini "ci furono prospettate altre ipotesi come il coinvolgimento di Giulio Regeni in un traffico di opere d’arte rubate, altre che riguardavano la sua sfera sessuale, poi quella di uno scontro fisico con una persona davanti all’ambasciata. Tutto queste ipotesi investigative della polizia egiziana – ha aggiunto – non erano però assolutamente riscontrate. Proprio quando il 24 marzo 2016 decidiamo di far rientrare il team investigativo, con i nostri uomini che erano in aeroporto, ho sentito la notizia che gli egiziani sostenevano di aver trovato gli assassini di Regeni e allora li ho chiamati per dirgli di non partire e di rimanere lì".

Raccontando dell’evolversi della collaborazione investigativa i testimoni hanno fatto riferimento a un incontro nell’aprile 2016. "Nell’incontro – ha aggiunto Nicolì – dopo l’intervento del professor Fineschi che aveva eseguito l’autopsia sul corpo del ricercatore, il clima divenne più rigido. Dopo questo incontro ci fu il ritiro dell’ambasciatore da parte dell’Italia".