Giovedì 21 Novembre 2024
NINA FABRIZIO
Cronaca

Svolta in Vaticano Il Papa sceglie il suo teologo Un riformista al Sant’Uffizio

Il vescovo argentino Victor Fernandez è il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina delle Fede. Secondo alcuni è l’ispiratore dell’apertura di Bergoglio ai divorziati risposati. Le nuove sfide sui temi Lgbt.

Svolta in Vaticano  Il Papa sceglie il suo teologo  Un riformista al Sant’Uffizio

Svolta in Vaticano Il Papa sceglie il suo teologo Un riformista al Sant’Uffizio

di Nina Fabrizio

Tormentato dai continui acciacchi fisici, assorbito a tempo quasi pieno dal dossier Ucraina e dal faticoso lavoro di tessitura di canali di dialogo, papa Francesco mette mano finalmente anche alla nomina più strategica per gli equilibri interni alla Curia vaticana e alla Chiesa nel mondo, quella del prefetto della Congregazione per la Dottrina delle Fede, di fatto il custode dell’ortodossia.

A sostituire il cardinale gesuita spagnolo Luis Francisco Ladaria, da tempo ‘scaduto’ nel ruolo e già percepito come una figura di transizione quando nel 2017 prese il posto del silurato cardinale conservatore Gerhard Mueller (da allora rimasto senza incarichi), Francesco, per mettere il suo marchio indelebile sulla “Cdf” e fare piazza pulita di ogni residua eredità ratzingeriana, chiama ora l’argentino (come lui), Victor Manuel Fernandez, vescovo, esponente di punta della teologia del popolo, membro della indimenticata conferenza di Aparecida del 2007, ghost writer del documento cardine del pontificato Evangelii gaudium, e da sempre ritenuto il teologo del Papa, con un notevole influsso anche sul Sinodo sulla Famiglia del 2014 e la sua apertura alla comunione ai divorziati risposati.

Fernandez, conosciuto da tutti come “Tucho”, prenderà possesso dell’ex Sant’Uffizio (foro della temuta Inquisizione) a metà settembre, imprimendo l’acceleratore al disegno di Francesco di "Chiesa in uscita". A lui, il Papa ha dato un mandato chiaro, scolpito con parole inequivocabili in una inusuale lettera che accompagna la nomina, quasi un manifesto del Bergoglio-pensiero. "Lo scopo principale" del dicastero, spiega, "è custodire l’insegnamento che scaturisce dalla fede e dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che additano e condannano". "Il dicastero che presiederai in altri tempi è arrivato a usare metodi immorali. Erano tempi in cui più che promuovere la conoscenza teologica si perseguitavano eventuali errori dottrinali. Quello che mi aspetto da te è senza dubbio qualcosa di molto diverso".

Per Francesco non ci può essere "un unico modo" di esprimere la dottrina perché "le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo spirito nel rispetto e nell’amore, possono far crescere anche la Chiesa. Questa crescita armoniosa conserverà la dottrina cristiana più efficacemente di qualsiasi meccanismo di controllo". Francesco è netto nel chiedere che non ci si accontenti di "una teologia da scrivania, con una logica fredda e dura che cerca di dominare tutto". Il "criterio fondamentale è considerare inadeguata qualsiasi concezione teologica che alla fine metta in dubbio l’onnipotenza di Dio e la sua misericordia".

In sintesi, serve un pensiero che presenti "un Dio che ama, perdona, salva e libera" perché "il pericolo maggiore si verifica quando questioni secondarie finiscono per oscurare quelle centrali". Si vedrà ora come Fernandez si comporterà davanti alle nuove sfide del contemporaneo come le unioni gay o le rivendicazioni transgender. Di certo, che la sua nomina avvenga nel giorno in cui si diffondono le notizie sull’ultimo sgarbo di Gaenswein a papa Francesco è una di quelle coincidenze che solo in Vaticano possono accadere.