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La vittima trovata distesa nel suo letto nel Collegium Augustalium, nel Parco Archeologico di Ercolano. Nel riquadro il cervello vetrificato ritrovato
Roma, 27 febbraio 2025 - Svelato il mistero del cervello di vetro di una delle vittime di Ercolano dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Si tratta di un caso unico nel suo genere al mondo, come ha dimostrato uno studio di ricerca italo-tedesco, sulla formazione di materiale organico vetrificato, cioè il cranio di un giovane adulto maschio, sepolto dall'eruzione e trovato disteso nel suo letto nel Collegium Augustalium, nel Parco Archeologico di Ercolano.
Anni fa fu rinvenuto nel sito del Collegium Augustalium a Ercolano un cranio con all'interno materiale organico vetrificato, una stranezza mai osservata prima, ma che rimase senza una spiegazione scientifica. Guido Giordano dell'Università Roma Tre e il suo gruppo di ricerca, hanno svelato il mistero di questa unica trasformazione del cervello umano a vetro e pubblicato i risultati su Scientific Reports.
"Per comprendere il processo di vetrificazione abbiamo condotto delle analisi sperimentali riportando i frammenti di cervello alle temperature a cui si sono trasformati in vetro con cicli di riscaldamento e raffreddamento a velocità variabili con apparecchiature molto sofisticate", ha osservato Pier Paolo Petrone, dell'Università Federico II di Napoli, tra gli autori dello studio.
La vetrificazione avvenne in brevissimo tempo, hanno rivelato i ricercatori, prima arrivò una nube di ceneri caldissima a cui è seguito un rapido raffreddamento, trasformando la materia organica in vetro. Le analisi hanno permesso di ricostruire cosa avvenne quel giorno del 79 d.C., il 24 agosto o il 24 ottobre, quando Ercolano fu investita dai primi flussi piroclastici (nubi di gas e materiali incandescenti) che la distrussero. Il primo flusso piroclastico, ha spiegato Giordano: "Raggiunse la città solo con la sua parte di nube di cenere diluita ma caldissima, ben oltre i 510 gradi Celsius. Lasciò a terra pochi centimetri di cenere finissima, ma l'impatto termico fu terribile e mortale, seppur sufficientemente breve da lasciare resti di cervello ancora intatti". Ma la nube si dileguò rapidamente contribuendo ai resti di fare un balzo di temperature che innescò il processo di vetrificazione.