Nessuna estensione generalizzata dell’obbligo di super Green pass per lavorare, ma una raffica di obblighi di certificazione verde rafforzata per le clientele delle attività sottoposte a revisione. Dal 10 gennaio 2022 fino alla cessazione dello stato di emergenza, l’uso del super Green pass sarà applicato alle seguenti attività: alberghi e strutture ricettive; feste conseguenti a cerimonie civili o religiose; sagre e fiere; centri congressi; servizi di ristorazione all’aperto; impianti di risalita turistico-commerciale anche in comprensori sciistici; piscine, centri natatori, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto; centri culturali, centri sociali e ricreativi per le attività all’aperto; mezzi di trasporto compreso il trasporto pubblico locale o regionale.
Super Green pass anche al lavoro: Draghi tira dritto sull’obbligatorietà
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Mario Draghi prende atto di una maggioranza divisa e congela il cambio di passo sui lavoratori optando per una mediazione che salva la faccia a tutti, ma lascia qualcuno con l’amaro in bocca. L’asse centrale del rigore (Leu-Pd-Forza Italia) non sfonda le resistenze – per motivi opposti – di 5 Stelle e Lega. Forse una caduta di ritmo rispetto alla precedente aggressività regolatoria sempre adesiva ai cambiamenti di contesto. Un Draghi più politico, meno disponibile a rischiare, con l’ipotesi Quirinale tuttora sospesa e gli effetti della variante Omicron ancora da soppesare, tra spinte contrapposte e palpabili tensioni. Di sicuro c’è che l’obbligo vaccinale tra i lavoratori resta per ora a esclusivo carico di sanitari, occupati nelle Rsa, forze dell’ordine e personale scolastico.
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Sposta gli equilibri il Movimento 5 Stelle. "Non siamo contrari all’obbligo di Super Green pass, come dimostrano i precedenti decreti", ragiona il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, bersaglio delle minacce No vax. "Finora abbiamo sempre ragionato per funzioni: forze dell’ordine, docenti, sanitari. Quale sarebbe ora la ratio – è la domanda ai colleghi dell’esecutivo –: distinguere tra un lavoratore e un disoccupato? Forse conviene ragionare sull’obbligo vaccinale" , opzione cara anche a Pd e Leu.
Un obiettivo troppo ambizioso per un Cdm già frammentato, in cui la Lega frena e si mette di traverso. Anche a costo di conflitto con i (propri) governatori del Nord. In mattinata Massimiliano Fedriga (Friuli), il numero uno della Conferenza delle Regioni, Luca Zaia (Veneto) e Attilio Fontana (Lombardia) sposano la linea comune dei te rritori.
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Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, numero due del Carroccio, raffredda ogni accelerazione con parole studiate: se si volesse estendere l’obbligo del super pass ai luoghi di lavoro configurando di fatto un obbligo vaccinale – è il ragionamento svolto in Cabina di regia – lo Stato dovrebbe assumersi la responsabilità di eventuali conseguenze da vaccino ed elencare i ’fragili’ esenti dall’obbligo. È il segnale che la Lega rivendica una sensibilità con la quale fare sempre i conti.
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Lo stop all’ipotesi estensiva non piace a Confindustria e neppure ai sindacati. Soprattutto, lascia con il cerino in mano l’asse ’sanitario’ di governo che va da Leu e dal Pd fino a Forza Italia. "Aspiro al Super Green pass per tutto il mondo del lavoro e quindi alla vaccinazione obbligatoria per tutti i lavoratori privati, pubblici e autonomi", è l’auspicio alla vigilia del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, in tacita intesa con il ministro del Lavoro Andrea Orlando e il titolare della Sanità Roberto Speranza. Nulla da fare. Il governo approfondirà. Sarà un nuovo Cdm a rivalutare la situazione.