Roma, 17 giugno 2024 – Quattro suicidi in carcere in 24 ore. Ad Ariano Irpino, Teramo, Sassari, Biella. Sono 44 dall’inizio dell’anno. Quasi uno ogni 3 giorni. Nel 2022 – l’anno del triste record – furono 85. Il comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa l’ha messo nero su bianco in un documento: la situazione è "allarmante" e il governo dovrebbe intervenire "urgentemente"; il comitato "constata con grande preoccupazione che le misure adottate finora dalle autorità non sono riuscite ad arrestare l’allarmante tendenza negativa dei suicidi in carcere, osservata dal 2016 e proseguita nel 2023 e all’inizio del 2024".
Insomma, è "un disastro. Credo che abbiamo un problema: mettiamo in carcere persone che non dovrebbero mai entrarci", dice a QN, con cautela, il filosofo del diritto Emilio Santoro, fondatore de L’Altro Diritto. "Numero enormi, drammatici, che richiedono interventi urgenti", aggiunge Antigone. "Quella dei suicidi in carcere è un’emergenza nazionale. Se in una città di 60.000 abitanti si suicidassero 44 persone in pochi mesi non parleremo di altro".
“Numeri pazzeschi, indegni di un paese civile", dice Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria: "Si notano due grandi assenti, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il governo Meloni. Suicidi, omicidi, risse, aggressioni, stupri, traffici illeciti, ma cos’altro deve accadere affinché l’esecutivo prenda atto dell’emergenza in essere e vari misure consequenziali?".
Per De Fazio serve "un decreto legge per consentire il deflazionamento della densità detentiva, sono oltre 14mila i detenuti in più rispetto alla capienza utile, assunzioni straordinarie e accelerate nel Corpo di polizia penitenziaria, mancante di almeno 18mila unità, e il potenziamento dell’assistenza sanitaria, soprattutto psichiatrica, in crisi profondissima". Parallelamente, "vanno avviate riforme strutturali. Siamo dentro un’ecatombe".
Servono provvedimenti, aggiunge Antigone, che "portino a una riduzione del peso sulle carceri attraverso la concessione di misure alternative; serve liberalizzare le telefonate dotando le celle di telefoni laddove (ed è la maggioranza dei casi) non sussistano problemi di sicurezza rispetto ai contatti con l’esterno". Antigone chiede il ritiro del ddl sicurezza che è "l’opposto di quanto servirebbe". L’introduzione del reato di rivolta penitenziaria, nella quale si punisce con una pena fino a 8 anni anche la resistenza passiva e la protesta non violenta, a parere dell’associazione "lascerà alle persone detenute come unico strumento per far emergere le difficoltà e le problematiche il proprio corpo, con un prevedibile aumento di atti di autolesionismo e suicidi".
A fine aprile, partecipando al convegno ‘Senza dignità’ organizzato all’Università Roma Tre da Radio Radicale, il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva affrontato l’argomento: "Dobbiamo superare il sistema carcerocentrico e il sovraffollamento, che è fonte di suicidi. Non di certo con un’amnistia, che rappresenta un fallimento dello Stato e verrebbe negativamente compresa dai cittadini: quello che occorrerà fare è limitare la carcerazione preventiva e intervenire nei confronti di quelle persone condannate per reati minori e vicine al fine pena, e per i tossicodipendenti".
Fin qui, tuttavia, come rilevato anche dal Consiglio d’Europa, ancora poco o niente è stato fatto e appare incerto anche il percorso del ddl Giachetti – ne è convinto lo stesso deputato di Italia Viva e autore della proposta – sulla liberazione anticipata.