Martedì 12 Novembre 2024
ALESSANDRO D’AMATO
Cronaca

Studentessa violentata a Roma, preso stupratore seriale: lo stesso giorno nel 2015 abusò di una tassista

È successo lo scorso 8 maggio: già condannato due volte, il pm chiede il carcere. Ma il gip lo manda ai domiciliari. Il racconto della vittima: un incubo, ero in trappola. Il 39enne avrebbe fatto salire in auto la giovane mentre aspettava l’autobus

Simone Borgese, 39 anni, è accusato di essere uno stupratore seriale

Simone Borgese, 39 anni, è accusato di essere uno stupratore seriale

Roma, 7 giugno 2024 – Due stupri commessi a distanza di nove anni l’uno dall’altro nello stesso giorno, ovvero l’8 maggio. E una terza violenza un anno prima di quella per cui ha ricevuto la condanna a sette anni di prigione, ma stavolta a giugno. Simone Borgese, 39 anni, posto ai domiciliari nei giorni scorsi a Roma con l’accusa di aver abusato di una studentessa dopo averla fatta salire nella sua auto, era già stato fermato nel 2015 per violenza e rapina a una tassista e per questi reati aveva scontato 7 anni di carcere a Rieti. Ma Borgese è stato condannato nel 2022 a 2 anni e 10 mesi anche per avere abusato a Roma di una 17enne dentro un ascensore.

Secondo il racconto dell’ultima vittima, la ragazza si trovava ad aspettare l’autobus a una fermata in via della Magliana. Dopo pochi minuti le si è accostata un’auto: l’uomo a bordo le ha chiesto indicazioni per raggiungere il Grande Raccordo Anulare in direzione Eur. La ragazza ha fornito le informazioni attraverso un’app di mappe stradali e allora lui le ha detto di avere il cellulare scarico e le ha aperto lo sportello della macchina invitandola ad accompagnarlo. La 17enne è salita sull’auto, ma dopo pochi minuti l’uomo le ha chiesto di prestargli il telefono: non glielo ha più restituito e ha cominciato a farle avances. Poi l’ha portata in una zona isolata e l’ha violentata. Successivamente l’ha lasciata nei pressi di Villa Bonelli. "Non sarei mai salita su quell’auto – ha detto la vittima –. Mi ha manipolata, facendomi sentire in colpa perché non lo aiutavo. È stato un incubo, ero in trappola".

L’indagine è partita dalle telecamere di videosorveglianza presenti nel percorso dell’automobile. Una volta risaliti a un’identità, i poliziotti hanno mostrato alla ragazza un album fotografico nel quale lei ha riconosciuto l’aggressore. Il giudice delle indagini preliminari ha disposto per Borgese i domiciliari, nonostante la richiesta della custodia in carcere avanzata dalla Procura. Avvertendo anche della possibilità che l’uomo possa aver commesso altri stupri da quando è tornato in libertà.

Borgese, separato e con una figlia piccola, lavorava come cameriere in un ristorante in via Marcantonio Colonna. Nel 2012 aveva partecipato al programma "Avanti un altro" di Paolo Bonolis.

L’8 maggio 2015 è salito sul taxi di una donna di 43 anni in via Aurelia prima delle 7 e, dopo aver simulato una corsa per Fiumicino, si è fatto portare in viale Pescina Gagliarda a Piana del Sole, dove viveva con i nonni. Lì ha violentato e rapinato la donna. È stato rintracciato in 48 ore perché aveva lasciato ad un altro tassista il suo numero di telefono cellulare visto che non aveva i soldi per pagare la corsa ed era stato successivamente denunciato. "Ho avuto un raptus. Non avevo i soldi per pagare la corsa e non ho capito più niente. Mi sono rovinato la vita", ha detto all’epoca per giustificarsi agli investigatori. Il tribunale l’ha condannato a sette anni di carcere e a un risarcimento di trentamila euro a vantaggio della tassista e di diecimila al Comune di Roma, che si era costituito parte civile.

È tornato in libertà il 10 novembre 2021. Poco più di un anno dopo ha ricevuto un’altra condanna a due anni e dieci mesi per aver molestato una 17enne in un ascensore. La violenza della minorenne risale al 2014 e la ragazzina ha riconosciuto Borgese dalla foto diffuse dopo lo stupro della tassista avvenuto nel 2015. In quel caso, però, la data dell’abuso è stata diversa. Tra la seconda e la terza violenza, invece, c’è anche la scelta del giorno della commissione del reato a rendere più agghiacciante la serialità degli abusi.