Roma, 6 maggio 2024 – “Stiamo testimoniando a tutti i livelli – dalle autorità di polizia, al sistema giudiziario, alle nostre autorità di accreditamento presso il Dipartimento di Stato della Florida – il nostro sconcerto per il trattamento durissimo e inaccettabile che è stato riservato al nostro connazionale. E ovviamente anche il governatore è informato.
Abbiamo aiutato, stiamo aiutando e aiuteremo Matteo, la cui vicenda mi ha personalmente molto colpito, affinché possa avere giustizia. Con l’auspicio che questo consenta di evitare il ripetersi di simili casi, che sia un caso che faccia giurisprudenza". Così Il console generale d’Italia a Miami, Michele Mistò.
Console, come è venuto a conoscenza di questa vicenda?
"Stiamo stati in contatto con la madre di Matteo, la signora Studenicova, sin dalle prime ore dopo il rilascio, quando lei ci ha contattati".
Perchè non siete intervenuti prima, quando Matteo era ancora in cella?
"Solo perché durante l’arresto, come purtroppo a volte accade, in violazione della convenzione di Vienna che in caso di arresto impone di “informare senza indugio l’autorità consolare“, non è stato permesso a Matteo di chiamare il Consolato d’Italia".
Avuta la notizia, come avete operato?
"Ci siamo immediatamente messi al lavoro, informando l’unità della Farnesina per la tutela degli italiani all’estero, e lavorando sempre in raccordo con la madre di Mateo, consigliandole diversi avvocati, uno dei quali è stato prescelto. Abbiamo contattato le autorità competenti della Florida e poi abbiamo seguito passo dopo passo lo sviluppo del caso giudiziario fino a che nell’ultima udienza, quella del 26 aprile, il giudice ha disposto il provvedimento di deferred prosecution (una sorta di sospensione condizionale della pena, ndr ) per gli ultimi tre dei capi d’accusa originariamente contestati. È stata una svolta perché prevede che dopo il periodo di sei mesi di affidamento ai servizi di vigilanza e di monitoraggio dello Stato della Florida, Matteo Falcinelli può concretamente vedere cadere definitivamente tutti i capi di imputazione e avere la fedina penale pulita. Cosa importante, perché Matteo, del quale mi ha colpito l’umanità e lo spirito positivo pur nella terribile vicenda di cui è stato vittima, mi ha confermato che vuole continuare a vivere negli Stati Uniti".
La famiglia vuole però avere piena giustizia, ad esempio avere dal corpo della polizia di Miami un risarcimento per come è stato trattato il figlio. Avrà al suo fianco il Consolato?
"Noi siamo sempre stati a fianco della famiglia, che comprensibilmente vuole proseguire l’azione in giudizio e fare una causa per violazione dei diritti fondamentali, per la quale abbiamo suggerito altri legali americani specializzati in questo. So che la signora Studenicova li sta contattando in questi giorni".
Crede che la Corte si sia resa conto che il trattamento dell’arrestato è stato inspiegabilmente vessatorio?
"Ho l’impressione che il sistema giudiziario stia verificando attentamente l’operato della polizia. E del resto i video, che io stesso ho visto per la prima volta sul sito di Quotidiano.net perché la madre di Matteo si era riservata di produrceli, sono di tutta evidenza".
Ci sono stati altri casi nella Florida nei quali un cittadino italiano sia stato oggetto di trattamenti inumani e degradanti da parte della polizia?
"Non ci risultano casi nei quali ci sia stato un esercizio così violento dell’azione di polizia nei confronti di un cittadino italiano. È stata una eccezione, che tutti auspicano non debba mai più ripetersi".