Roma, 6 maggio 2024 – Onorevole Andrea Di Giuseppe, lei, deputato eletto con Fdi alla Camera nella circoscrizione Nord e Centroamerica, ha a seguito fin dall’inizio il caso di Matteo Falcinelli. Crede che si arriverà a fare giustizia?
"La autorità di polizia americane sono tanto rigorose negli arresti, anche senza che vi sia l’aggravante della resistenza fisica, quanto poi lo sono nella repressione di eventuali abusi in caso di violazione delle loro regole. Il rigore vale nelle due direzioni. Gli agenti di polizia operano sulla base di norme molto severe, che in America tutti conoscono come tali, ma non a caso usano sistematicamente le bodycam, a tutela loro e degli arrestati. La polizia a Miami non ha mai creato problemi a cittadini italiani. Ora è evidente che al suo interno ci possono sempre essere agenti che violano le regole. Ma la responsabilità penale è personale, non dobbiamo accusare il dipartimento di polizia di Miami che anche in questo caso mi pare stia operando con trasparenza: del resto le riprese delle bodycam sono state messe a disposizione dallo stesso dipartimento di polizia, non occultate, magari con qualche scusa. Non mi pare una cosa secondaria".
Magari l’hanno fatto anche perché il consolato, così come lei, è intervenuto subito?
"Quello che so è che sono intervenuto insieme al console esprimendo solidarietà e ho dato piena disponibilità alla famiglia se dovesse decidere di avviare una causa legale per i maltrattamenti. Il governo e il ministero degli Esteri si sono attivati in tempo reale: si è fatto tutto quel che si doveva. Adesso a mio avviso la scaletta è: innanzitutto attendiamo l’indagine di polizia, dopodiché se l’indagine confermerà i maltrattamenti e la violazione delle regole sarà lo stesso dipartimento di polizia di Miami ad avviare una azione penale, mentre se la valutazione sarà più sfumata sarà la famiglia a dover valutare l’opportunità di una azione civile. Ma credo che la ricerca della verità su quanto sia accaduto quella notte possa trovare nell’indagine interna una conferma importante".
Che tempi avrà questa indagine? Non rischiamo che l’esito giunga dopo molti mesi?
"Indagini di questo tipo negli Stati Uniti vengono fatte in tempi molto ragionevoli, direi molto più brevi che nel nostro Paese. E io sono fiducioso: se ci sono delle mele marce, verranno fuori".
Crede che sia plausibile l’apertura di una indagine penale in Italia per i maltrattamenti subiti da Matteo?
"Non sono un tecnico, ma mi pare complesso. Non si tratta di omicidio, di sequestro di persona o di terrorismo. Certo è che se gli agenti hanno violato le regole la giustizia americana e lo stesso dipartimento di polizia prenderanno i provvedimenti necessari. Tante volte agenti finiti sotto inchiesta hanno perso il lavoro oppure sono finiti in carcere".