Roma, 11 settembre 2020 - Il 34% degli italiani presenta livelli di “stress elevato” la cui causa principale è rappresentata dall’emergenza Coronavirus che prevale ancora sulla crisi economica. A dirlo è lo “Stressometro”, indagine periodica realizzata dall’Istituto Piepoli per conto dell’Ordine nazionale degli Psicologi (Cnop).
Dall’ultima rilevazione – realizzata il 31 agosto 2020 attraverso 505 interviste CATI/CAWI a un campione rappresentativo della popolazione italiana maschi e femmine dai 18 anni in su, segmentato per sesso, età, Grandi Ripartizioni Geografiche e Ampiezza Centri proporzionalmente all’universo della popolazione italiana – emerge un quadro preoccupante con crescenti livelli di stress rispetto a inizio anno.
Se a gennaio e febbraio, prima della pandemia, l’indice di stress era in media 49, da allora lo scenario è cambiato. “Tranne il post lockdown con 53 siamo sempre sopra 10-15 punti. L’ultima rilevazione ci dà un indice di 58 con il 34% della popolazione a livelli di stress elevato” spiega il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, David Lazzari.
Le fonti principali di stress – secondo l’indagine – sono l’emergenza Covid (54%), le preoccupazioni per l’economia (44%), le condizioni lavorative (37%), l’organizzazione famiglia/lavoro e le relazioni con partner e figli (26%). Un quadro che Lazzari definisce “allarmante ma comprensibile alla luce della situazione complessiva e che rivela un problema rimasto sinora inascoltato nei provvedimenti pubblici”.
Altro elemento rilevato dallo “Stressometro” è l’incidenza dell’effetto vacanze che, nella settimana di fine ferie, ha determinato un livello di stress lievemente più basso rispetto a quello rilevato a fine luglio. “Le vacanze – sottolinea il vicepresidente dell’Istituto Piepoli, Livio Gigliuto – hanno, però, polarizzato la popolazione, creando due Italie: quella dei poco stressati perché meno preoccupati della situazione sanitaria e quella dei molto stressati perché preoccupati della crescita di contagi di agosto”.
Discorso diverso per quanto riguarda i giovani che appaiono meno preoccupati per l’emergenza sanitaria. “È interessante notare – continua Gigliuto – come proprio i più giovani, tra i 18 e i 35 anni, siano i più spaventati della situazione economica, forse anche perché percepiscono come meno pericolosa per loro la situazione sanitaria”. In questa fascia d’età la preoccupazione per la condizione lavorativa rappresenta, infatti, una ragione di stress praticamente alla pari con la pandemia.
La situazione politica rappresenta, infine, un fattore di stress per un italiano su 4. Ad essere più preoccupati – secondo l’indagine – sono soprattutto gli uomini e gli over 54.