Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Strage di via D'Amelio, chiesto processo per tre agenti. "Tra i depistaggi più gravi"

La motivazione della sentenza di Corte d'Assise del processo Borsellino quater. Al centro del depistaggio l'ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera, che nel frattempo è morto

Strage di via d'Amelio: nel '92 uccisi Borsellino e 5 agenti di scorta (Ansa)

Strage di via d'Amelio: nel '92 uccisi Borsellino e 5 agenti di scorta (Ansa)

Palermo, 1 luglio 2018 - "Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana" con protagonisti uomini dello istituzioni: così si esprime la Corte di Assise di Caltanissetta sulla strage di via d'Amelio. In una motivazione di sentenza lunga 1.865 pagine depositata ieri, i giudici puntano il dito contro investigatori che imbeccarono piccoli criminali assurti a gole profonde di Cosa nostra costruendo una falsa verità sull'attentato a Paolo Borsellino. A distanza di un anno e due mesi dalla pronuncia del dispositivo, è stata depositata la motivazione della sentenza del cosiddetto processo Borsellino quater, che ha visto condannati all'ergastolo per la strage di via D'Amelio i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino e a dieci anni per calunnia i falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci.

Nella sentenza viene individuato un colpevole certo: Arnaldo La Barbera, ex capo della Mobile di Palermo, alla guida del pool che indagò sulle stragi del '92. Sarebbe stato lui a imbeccare piccoli pregiudicati, balordi come Vincenzo Scarantino, costruendo una falsa verità sugli autori dell'eccidio. A lui è da imputare anche l'occultamento dell'agenda rossa di Paolo Borsellino, da cui il magistrato non si separava mai e in cui annotava i segreti e le riflessioni su fatti di grande rilievo.

Ma che dietro a una costruzione processuale che ha retto vent'anni ed è costata l'ergastolo a sette innocenti ci fosse il solo La Barbera, nel frattempo morto, non lo crede la Procura di Caltanissetta, autrice, anche grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, dell'inchiesta che ha riscritto la storia dell'attentato. I pm Gabriele Paci e Stefano Luciani hanno infatti chiesto il rinvio a giudizio di altri tre poliziotti: il funzionario Mario Bo e i poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Tutti e tre accusati di calunnia, tutti e tre, per i magistrati, coinvolti nel "progetto criminoso" che portò ad anni di menzogne. Bo e gli altri facevano parte del pool di La Barbera e avrebbero costretto Scarantino e altri due piccoli criminali condannati per calunnia a 10 anni, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, a coinvolgere nella ricostruzione della fase esecutiva della strage persone innocenti. 

Nonostante la palese inattendibilità di Scarantino fosse emersa più volte nei processi, davanti a decine di magistrati, inquirenti e giudicanti, la condanna arrivò fino in fondo. Scarantino era stato protagonista di mille ritrattazioni anche in sedi giudiziarie, ma le sue accuse avevano retto fino alla Cassazione. Erano stati ingiustamente condannati all'ergastolo Salvatore Profeta, Gaetano Scotto, Cosimo Vernengo, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Gaetano Murana e Giuseppe Urso.