
Il relitto dell'aereo di linea DC9 della compagnia aerea italiana Itavia (precipitato vicino all'isola di Ustica, il 27 giugno 1980, facendo 81 vittime) ricostruito nell'hangar di Pratica Di Mare, Roma, il 15 dicembre 2003. ANSA
Bologna, 5 marzo 2025 - Sono passati 44 anni dal 27 giugno 1980 quando morirono 81 persone a bordo del Dc-9 Itavia (Itavia, compagnia aerea marchigiana allora guidata dall'imprenditore anconetano Aldo Davanzali) partito da Bologna verso Palermo, ma la strage di Ustica sembra essere destinata a restare senza colpevoli. La procura di Roma ha chiesto al gip l'archiviazione dell'ultima inchiesta sul Dc-9 Itavia che precipitò nel mar Tirreno.
A riferirlo è Repubblica, riportando che per i pm lo scenario resta comunque quello della battaglia aerea ed è stata esclusa la pista della bomba esplosa a bordo.
"La ricostruzione fatta dalla Procura di Roma, nella sua richiesta di archiviazione contro ignoti, esclude che ad abbattere il Dc-9 sia stata una bomba nascosta a bordo. Così come esclude la pista dell'attentato terroristico" scrive il quotidiano.
"Non hanno una bandiera i caccia in assetto da guerra che hanno provocato l'abbattimento del Dc-9 Itavia diretto da Bologna a Palermo la sera del 27 giugno 1980 nei cieli di Ustica - si legge -. Le decine di rogatorie internazionali, in particolare quelle degli ultimi anni con la Francia e gli Usa, e le numerose testimonianze verbalizzate dai magistrati non hanno consentito di giungere a una incolpazione dei responsabili".
La procura romana non sarebbe riuscita a identificare la nazionalità dei caccia in assetto da guerra che quella sera erano nei cieli di Ustica e che avrebbero provocato l'abbattimento dell'aereo diretto da Bologna a Palermo e dunque a individuare i responsabili.
Bonfietti: “Grande dolore e delusione”
"Con grande dolore e delusione apprendo la richiesta della Procura di Roma di archiviazione per la indagine sulla tragedia di Ustica aperta nel 2008 dopo le dichiarazione del Presidente Cossiga che indicava aerei francesi come responsabili dell'abbattimento del DC9 Itavia". È la reazione alla richiesta di archiviazione della procura della Repubblica di Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica.
Dolore, sottolinea Bonfietti, "per i nostri morti che non hanno ancora avuto completa giustizia e delusione per i tanti anni di indagini e sforzi di magistratura e avvocati che non hanno ancora potuto portare alla completa verità".
"L'avevamo sempre ribadito, anche nell'ultimo anniversario a Bologna, confortati dalle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ci è sempre stato vicino in questi anni, che il nodo centrale dell'indagine era la collaborazione degli Stati amici e alleati, che avevano aerei da guerra nella vicinanza del DC9 Itavia nella tragica notte del 27 giugno 80", sottolinea.
"Oggi - prosegue - sappiamo ufficialmente che questa collaborazione non c'è stata, e la lettura degli atti ci permetterà di approfondire, ma da subito voglio considerare questa mancata collaborazione come un oltraggio alla nostra dignità nazionale che impedisce il raggiungimento della verità".
"La decisione di questi giorni della Procura - spiega - confermando lo scenario di guerra che aveva indicato la sentenza ordinanza del giudice Priore ci pone ancora davanti ai tanti perché che abbiamo sollevato in questi anni. Per questo, anche dopo tanti anni, continuerà l'impegno della Associazione dei parenti della vittime della strage di Ustica che chiede di avere ancora al suo fianco tutte le forze democratiche del Paese.
È necessario che la Repubblica italiana continui a pretendere collaborazione da tutti gli Stati amici e alleati per la propria dignità nazionale e per dare giustizia e verità alle Vittime della Strage di Ustica".
Il sindaco Lepore: “Non ci fermeremo di fronte a questa archiviazione”
"Mi unisco ai sentimenti di amarezza e delusione che in queste ore stanno vivendo i familiari delle vittime della Strage di Ustica, di fronte alla richiesta della Procura di Roma di archiviare l’inchiesta – la dichiarazione del sindaco Matteo Lepore -. Un'inchiesta che conferma lo scenario della battaglia aerea e che, pur dopo decine di richieste di rogatoria internazionale, deve fare i conti con un altro muro di gomma, fatto di risposte parziali, mancate o contraddittorie. Credo che in questo momento la nostra comunità, da Bologna, debba far sentire la propria voce forte nel chiedere che questa terribile Strage, che ha strappato alla vita 81 civili innocenti, non resti senza colpevoli e, soprattutto, senza la speranza di individuarli. È chiaro – ha aggiunto il primo cittadino – che in un contesto di tali proporzioni è impensabile che una Procura della Repubblica, da sola, seppur in presenza di un meritorio e scrupoloso lavoro di indagine, possa arrivare dove i governi alleati, compreso il nostro, non vogliono arrivare: dire ai propri cittadini cosa è accaduto quella notte”. “Sposiamo le parole del Presidente Mattarella che nell’anniversario della Strage ha ribadito come la ‘Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne’. La Repubblica siamo tutti noi – ha concluso Lepore -, istituzioni, Comuni, cittadini. Come tali non ci fermeremo di fronte a questa archiviazione; proprio quanto emerge dalle indagini dovrebbe dare ancora più forza per andare avanti, per chiedere che sia fatta piena verità e finalmente giustizia. Valuteremo accanto ai familiari le prossime iniziative comuni”.
Giovanardi: “Accertata l’esplosione di una bomba a bordo”
"Ribadisco quanto ho già avuto modo di dire a suo tempo a nome del governo in Parlamento, nella mia qualità di ministro per i Rapporti con il Parlamento, mai contraddetto da nessun governo successivo: nel processo penale che ha assolto con formula piena i generali dell'Aeronautica perché il fatto non sussiste, è stato ampiamente documentato che su Ustica non c'è stata nessuna battaglia aerea e un collegio di periti internazionali ha accertato, dopo anni di lavori sui resti dell'aereo recuperato dal fondo del mare, lo scoppio di una bomba nella toilette posteriore di bordo”. Lo afferma in una nota Carlo Giovanardi.
"Il processo civile, la cui sentenza vale solo tra le parti - aggiunge Giovanardi - ha parlato di missile come ‘causa più probabile’ soltanto perché l'Avvocatura di Stato, che sosteneva la tesi della bomba, si era costituita in ritardo in appello ed era stata pertanto estromessa dalla causa. Nel frattempo, Daria Bonfietti continua a citare l'ordinanza sentenza del giudice Priore di rinvio a giudizio dei generali senza precisare che alla fine del processo sono stati assolti con formula piena perché il fatto non sussiste e a riproporre le più di trenta fantasiose teorie di battaglie aeree mai avvenute che ci hanno resi ridicoli in tutto il mondo, con l'ultimissima, sostenuta da Giuliano Amato, Il Fatto e Report, che dà la colpa agli israeliani. Con la signora Giuliana Cavazza, che ha perso la madre sul Dc9 ed è presidente dell'Associazione per la verità su Ustica - conclude l'ex ministro del centrodestra - ci opporremo ad ogni ipotesi di archiviazione che rinunci a scoprire e a punire chi, collocando la bomba a bordo del Dc9, ha causato 81 vittime innocenti”.
Cavazza: “Troppa insistenza su pista senza uscita”
“È doloroso constatare come l'insistere sulla via senza uscita di una battaglia che non fu mai impedisca ancora una volta di sapere chi abbia ucciso mia madre e altri 80 italiani". Così Giuliana Cavazza, figlia di una vittima e presidente onoraria dell'Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica, commenta la richiesta di archiviazione del procedimento da parte della procura di Roma. “È curiosa la coincidenza - nota da parte sua il vicepresidente dell'Associazione, Gregory Alegi - con la presentazione del nostro dizionario storico 'Uscire dal labirinto. Ustica dalla A alla Z', che dà conto di tutte le ipotesi e di come abbiano retto alla verifica processuale. La teoria della quasi-collisione, con l'ala del DC-9 rotta da un caccia passatogli vicino, cadde quando si dimostrò che i calcoli presentati erano sbagliati per un fattore di 10”. “Ancora una volta - conclude l'associazione - l'assoluta mancanza di riscontri alle illazioni mediatiche si traduce nell'impossibilità di dare corpo a ciò che il collegio peritale Misiti e il dibattimento penale hanno dimostrato non esistere. Per dare agli italiani la risposta che chiedono e meritano sarebbe ora di esaminare Ustica con occhi nuovi”.