Roma, 2 settembre 2023 – Bettino Craxi avvertì Gheddafi che un missile francese era pronto a annientarlo. Lo stesso missile che buttò giù, invece, il Dc 9 Itavia sul quale viaggiavano innocenti, povere vittime.
Questa è la versione di Giuliano Amato. Ma Stefania Craxi, oggi alla guida della Commissione Esteri di Palazzo Madama, non ci sta. La figlia dell’ex premier socialista è netta e immediata: "Innanzitutto, Amato compie un falso storico perché se risponde al vero, come è acclarato e appartiene alla storia, che Craxi avvertì Gheddafi di un imminente attacco contro di lui, lo fece, però, in un’altra occasione. In secondo luogo, se Amato ha prove per dimostrare le cose che racconta, le tiri fuori per rendere giustizia alle vittime innocenti della strage invece di parlare per sentito dire e aggiungere confusione a confusione".
In quale altra occasione Craxi avvisò Gheddafi?
"Lo fece quando il Dipartimento di Stato americano organizzò, nel 1986, un bombardamento sul quartier generale di Gheddafi a Tripoli. Un attacco nel quale, tra l’altro, morì la figlia del leader libico. Ebbene, Craxi lo fece avvisare dell’operazione e lui poté salvarsi. Lo fece a buona ragione perché i fatti odierni ci confermano che era importante mantenere l’equilibrio nel Mediterraneo e che Gheddafi faceva parte di quell’equilibrio. Però tutto questo non c’entra con Ustica".
Perché, allora, Amato attribuisce l’intervento salvifico di Craxi per Gheddafi al periodo di Ustica?
"Non saprei se per scarsa memoria o per dolo. Craxi di Ustica non aveva nessuna notizia e nessuna prova, se non quelle notizie che giravano nel mondo politico e sui giornali. Lui sosteneva, tra l’altro, anche la totale estraneità alla vicenda di un socialista che era nell’80 ministro della Difesa, Lelio Lagorio. Vorrei ricordare, per di più, che c’è stata una lunghissima inchiesta fatta dal giudice Priore. E che Craxi fu il presidente del Consiglio che fece stanziare le risorse per il recupero del relitto dell’aereo su richiesta dello stesso magistrato. Ma posso altrettanto garantire che Craxi fu sempre alla ricerca della verità e quando cominciò a girare la notizia di possibili missili la giudicò una vicenda di straordinaria gravità proprio in ragione dell’alone di omertà che per anni ha coperto il caso".
Più in generale, l’ex premier definisce “trasgressiva” la politica estera di Craxi: che effetto le fa?
"Ho un po’ sorriso, perché Amato è esattamente come lo definiva mio padre: un extraterrestre. Perché quando parla di fatti accaduti nella Prima Repubblica sembra sempre che lui passi lì o si trovi lì per caso o che in quel periodo vivesse sulla Luna. E anche in questa intervista sembra che tutti sapessero come stavano le cose tranne lui".
E invece?
"Invece vorrei ricordare allo smemorato che in realtà lui era sottosegretario alla presidenza del Consiglio e che con quell’incarico condivise tutti gli atti del governo guidato da Craxi, a cominciare dalle scelte di politica estera".
Scelte che sono state caratterizzate da buoni, se non ottimi, rapporti con i Paesi del Mediterraneo e con i palestinesi.
"Il governo Craxi era un governo autorevole nel Mediterraneo. In tutte le grandi crisi dell’area Craxi aveva una parola da dire ed era ascoltato. L’ha fatto perché capiva che un ruolo di leadership del nostro Paese nel Mediterraneo avrebbe consegnato all’Italia una funzione rilevante sullo scenario internazionale e capiva quanto fosse importante quell’area per l’Italia e per l’Europa, quanto fosse importante avere un Mediterraneo pacifico e stabile per i commerci e per l’incontro di culture differenti. In questo quadro si inseriscono i rapporti con Tunisia, Egitto, Algeria, l’Egitto, i palestinesi e la Libia di Gheddafi. E i fatti si sono incaricati di dire che Craxi aveva ragione parlando proprio di Libia".
Tutti si domandano, in ogni caso, perché Amato parli solo ora. Lei che idea si è fatta?
"Certo mi sono chiesto anche io da stamattina perché questa intervista ora, perché questo attacco alla Francia, e, soprattutto, perché senza prove. Perché se Amato ha le prove di quello che dice, mi sembra che sia questo il momento di tirarle fuori. Io penso che una vicenda così tragica, così drammatica, di tale portata non si possa lasciarla in pasto alle ipotesi, in balia delle illazioni o del sentito dire. Dunque, se Amato ha prove, le produca. Se ha le prove deve uscire da questo insopportabile chiacchiericcio. È una cosa gravissima, sono morte più di ottanta persone".
Non manca chi osserva come questa vicenda possa creare ulteriori problemi nei rapporti tra l’Italia e la Francia.
"Può darsi. Però io, al contrario di Amato, parlo delle cose che conosco, parlo delle cose di cui ho le prove. Sono poco affezionata ai retroscena".