Lunedì 2 Settembre 2024

Strage di Paderno, l’incredibile confessione di Riccardo: “Mi sentivo oppresso, per questo li ho uccisi”

Il giovane ha colpito prima il fratellino, poi i genitori intervenuti per provare a salvare il secondo figlio. Gli investigatori l’hanno trovato fuori casa, in mutande e completamente coperto di sangue

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Daniela Albano 48 anni e il marito Fabio C. 51 anni compiuti la sera prima della strage

Paderno Dugnano, 2 settembre 2024 – “Li ho uccisi io, mi sentivo oppresso e pensavo che eliminandoli mi sarei liberato: mi sono accorto che non è così”. Riccardo C. crolla subito dopo l’ora di pranzo, dopo aver parlato brevemente con l’avvocato d’ufficio che lo affiancherà durante l’interrogatorio. La versione inverosimile fornita nei primi minuti va in archivio nel più drammatico dei modi: è stato lui a sterminare l’intera famiglia, accoltellando prima il fratellino di 12 anni e poi in rapida successione la madre Daniela Albano e il padre Fabio, piombati di corsa nella stanza dei bambini per salvare il secondogenito e sorpresi dalla lama impugnata dal primogenito diciassettenne.

La dinamica

Sono le 2 della notte tra sabato e domenica quando in scena la mattanza, nell’ultima villetta in fondo al vialetto chiuso da un cancello in via Anzio 33 a Paderno Dugnano. Riccardo scende al piano di sotto e prende un grosso coltello da cucina. Poi risale senza fare troppo rumore, rientra nella cameretta che divide con Lorenzo e aggredisce il fratellino nel sonno, ferendolo per decine di volte: una prima ispezione del medico legale rileva una serie impressionante di ferite. Forse la prima vittima riesce a svegliarsi e a chiedere aiuto. O forse no.

Sta di fatto che la scena del delitto racconta che i genitori si accorgono comunque che nella camera di fianco sta successo qualcosa di strano. Di insolito. Di orribile.

La prima a entrare di corsa, stando almeno alla posizione dei corpi, è mamma Daniela: il corpo verrà ritrovato per metà sul letto, accanto al piccolo Lorenzo, e per metà sul pavimento, come se la lama l’abbia colpita per la prima volta mentre era di spalle, quasi china sul dodicenne.

Poi tocca a papà Fabio, che cade a sua volta sotto i colpi del figlio maggiore che con lui condivideva la passione per la pallavolo: il cinquantunenne, che solo qualche ora prima aveva festeggiato il compleanno con gli affetti più cari, viene aggredito a morte vicino alla porta, come se non abbia fatto neppure in tempo a entrare.

Il tentativo di depistaggio

Qualche minuto dopo, Riccardo chiama il 112 e mette in scena un copione che verrà smentito dagli accertamenti investigativi dei carabinieri della Tenenza di Paderno e del Comando provinciale di Milano: “Ho ucciso mio padre, venite”. Perché l’ha fatto? “Mi sono svegliato e mi sono accorto che lui aveva accoltellato mia madre e mio fratello: era seduto di fianco a un coltello. L’ho raccolto da terra e l’ho ucciso”.

Quando i soccorritori di Areu arrivano in via Anzio, trovano il diciassettenne in strada: indossa solo un paio di mutande, volto e braccia sono completamente coperti di sangue. In mano ha ancora il coltello del massacro, che verrà poi sequestrato e analizzato dalle tute bianche della sezione Investigazioni scientifiche.

Il ragazzo, che a inizio ottobre compirà 18 anni, farfuglia una versione che però sembra inverosimile sin dall’inizio: perché il padre ha ucciso la moglie e il figlio minore e ha risparmiato lui? Perché l’uomo è rimasto lì in camera? Come ha fatto Riccardo a impossessarsi del coltello e ad ammazzare il padre senza che quest’ultimo abbia reagito? Tutti interrogativi che non trovano risposte plausibili. Il diciassettenne viene portato in caserma per essere sentito come reo confesso dell’omicidio del papà, anche se col passare dei minuti la ricostruzione traballa sempre di più: esclusa la pista dell’estraneo grazie a telecamere e allarmi perimetrali (che non hanno rilevato nulla di anomalo durante la notte), il sospetto degli inquirenti è che ci sia soltanto una mano dietro la mattanza. Quella del minorenne con lo sguardo fisso nel volto.

Il crollo e la confessione

Alle 14, inizia l’interrogatorio, alla presenza della pm della Procura per i minorenni Sabrina Di Taranto e del procuratore capo di Monza Claudio Gittardi. Riccardo cambia versione: “Li ho uccisi io, vivevo un disagio: mi sentivo un corpo estraneo rispetto alla mia famiglia. Ero convinto che ammazzandoli ne sarei uscito”, la sintesi delle sue parole. Il ragazzo viene formalmente arrestato per l’assassinio di padre, madre e fratellino e portato al Beccaria.