La prima telefonata alla centrale operativa della Compagnia di Sesto San Giovanni all’1.55 della notte tra sabato 31 agosto e domenica primo settembre: sono gli operatori del 118 che fanno sapere di aver ricevuto una chiamata da un ragazzo che ha detto di aver ucciso il padre a coltellate dopo che quest'ultimo aveva ammazzato la mamma e il fratellino. La prima scena che si trovano davanti i militari è quella di un giovane in mutande, seduto su un muretto, completamente coperto di sangue e con un coltellaccio in mano.
Il primo intervento in via Anzio 33
Gli investigatori dell'Arma, muniti di body cam, entrano nella villetta di via Anzio 33 a Paderno Dugnano, salgono al primo piano e fanno ingresso nella stanza dell'orrore: lì ci sono i corpi del piccolo Lorenzo, martoriato da decine di fendenti sul letto della cameretta, e dei genitori Fabio e Daniela, tra il letto e la porta. “Era lucido”, raccontano i carabinieri della Tenenza di Paderno e del Radiomobile di Sesto.
Ecco la ricostruzione dei primi minuti della strage familiare per la quale è stato arrestato il diciassettenne Riccardo C., ora al centro di prima accoglienza del Beccaria in attesa dell'udienza di convalida: è accusato di triplice omicidio aggravato dalla premeditazione, dalla minore età di una delle vittime, dal vincolo familiare con i tre morti e dal fatto di aver agito approfittando della minorata difesa generata dal sonno.
La confessione: “Si è liberato di un peso”
Attorno alle 14 di domenica primo settembre, Riccardo, interrogato dal capo facente funzioni della Procura dei minorenni Sabrina Di Taranto e assistito dall'avvocato Giorgio Conti, ha immediatamente ritrattato la versione precedente e si è autoaccusato di tutti e tre i delitti. "È stato collaborativo, come se volesse liberarsi di un peso", la descrizione del suo atteggiamento negli uffici della caserma.
Il movente della strage
Riccardo, che ha alternato parole a lacrime, ha provato a fornire una sorta di movente, per quanto incomprensibile: "Mi sentivo un corpo estraneo alla famiglia, sentivo un disagio e ho pensato che eliminandoli tutti mi sarei liberato: un minuto dopo, ho capito che non era così". Un malessere che ha detto di provare da qualche tempo e che lo ha portato a uccidere, dopo averci pensato per qualche giorno. "Ha capito che quello che ha fatto è irreversibile e che non può tornare indietro", spiegano magistrati e investigatori.
La sequenza dell'orrore
Dopo la festa di compleanno per i 51 anni di papà Fabio, Riccardo è andato in camera ma non si è addormentato: è rimasto sveglio, preparando l'agguato letale. Poco dopo l'1.30, è uscito dalla stanza, è sceso al piano terra e ha preso il coltellaccio dal ceppo. Poi è risalito: il primo a essere stato colpito è stato il fratellino dodicenne che divideva la stanza con lui, ferito per decine di volte. Lorenzo stava dormendo, ma i primi fendenti lo avrebbero svegliato: forse è riuscito a chiedere aiuto o in qualche modo ad attirare l'attenzione di mamma e papà. Poi è toccato ai genitori, che si sono svegliati di colpo e sono corsi verso la camera dei figli per capire cosa stesse succedendo: lì sono stati subito assaliti e probabilmente feriti al collo, il che spiegherebbe perché i vicini non hanno sentito urlare.
Un dolore mai percepito
Stando a quanto emerso finora, Riccardo non aveva parlato con nessuno del disagio che stava vivendo, né in famiglia né a scuola. Uno studente brillante, uno sportivo impegnato anche nel volontariato. A giugno aveva riportato un'insufficienza di matematica (non aveva ancora sostenuto l'esame di recupero), ma non è stato quel voto negativo a incupirlo particolarmente né a incrinare i rapporti con i genitori.
La festa prima della strage
Le testimonianze di chi era presente alla festa di compleanno, andata in scena la sera prima della mattanza, non ha riferito di screzi né di atteggiamenti o comportamenti che potessero far presagire quello che sarebbe successo.
La musica e le ultime vacanze
Durante la confessione, Riccardo ha parlato anche della musica che ascoltava, con testi che ha definito “molto tristi”, e delle ultime vacanze estive, trascorse in parte con la famiglia in parte con amici. Ora il diciassettenne si trova al Cpa di via dei Calchi Taeggi, dove sono già iniziati i colloqui con gli specialisti. Già nella giornata di lunedì 2 settembre, la Procura chiederà la convalida dell'arresto e la misura cautelare.
La procuratrice e i giovani
Durante la conferenza stampa in via Moscova, la procuratrice Di Taranto ha puntato l'attenzione sulla “solitudine dei giovani di oggi, che spesso non sanno come chiedere aiuto: manifestano un malessere importante. I casi sono in aumento”. Resta una domanda a cui pare impossibile dare una risposta: perché?