Martedì 23 Luglio 2024

Strage di migranti a Cutro, accuse per sei persone di Finanza e Guardia Costiera. “Il naufragio si poteva evitare”

Chiuse le indagini per i ritardi nei soccorsi al caicco in difficoltà al largo della Calabria. Le vittime furono 94, di cui 35 bambini, oltre a un imprecisato numero di dispersi

Le croci improvvisate sul luogo del naufragio a Steccato di Cutro (Ansa)

Le croci improvvisate sul luogo del naufragio a Steccato di Cutro (Ansa)

Crotone, 23 luglio 2024 – La strage di migranti a Cutro del 26 febbraio del 2023 "si poteva evitare". Ne è convinta la Procura di Crotone che oggi, a oltre un anno dalla tragedia, ha notificato l'avviso di conclusione indagini a quattro uomini della Guardia di finanza e due appartenenti al Corpo delle Capitanerie di porto per i ritardi nei soccorsi al caicco ‘Summer Love’, costati la vita a 94 persone (tra cui 35 bambini) oltre a un numero imprecisato di dispersi.

Le accuse, formulate dal sostituto procuratore Pasquale Festa, sono a carico di Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del Comando provinciale della Guardia di finanza e del Roan di Vibo Valentia; Alberto Lippolis comandante del Roan di Vibo Valentia, Antonino Lopresti, ufficiale in comando tattico e controllo tattico presso il Roan di Vibo Valentia, Nicolino Vardaro, comandante del gruppo aeronavale di Taranto, Francesca Perfido ufficiale di ispezione presso l'Imcrr (Italian Maritime Rescue Coordination Center) di Roma, Nicola Nania, ufficiale di ispezione presso il V Mrsc (Centro Secondario del Soccorso Marittimo) di Reggio Calabria. Le ipotesi di reato sono naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.

L’avviso di conclusione indagine

"A fronte della segnalazione proveniente dall'agenzia europea Frontex – scrive il procuratore Giuseppe Capoccia nell'avviso di conclusione indagini visionato dall'Adnkronos – relativa all'avvistamento di un natante verosimilmente adibito al trasporto di migranti clandestini in navigazione verso le coste calabresi, avvistato in acque internazionali a circa 38 miglia nautiche da Le Castella in condizioni di buona galleggiabilità, in presenza di una prima e corretta valutazione dello scenario operativo effettuata dall'Fsc Frontex Varsavia e dall'Imrcc di Roma che qualificavano l'intervento come operazione 'Law enforcement' attribuendolo alla competenza della forza di polizia territorialmente competente, di cui però sconoscevano le capacità operative", "avendo tutti indistintamente il prioritario, fondamentale e ineludibile obbligo di salvaguardare la vita in mare, anche rispetto a condotte imprudenti, negligenti e imperite degli scafisti nonché di tutela dell'ordine pubblico, avendo l'obbligo di comunicare (la Gdf) e acquisire (la Capitaneria di porto) tutte le informazioni idonee a incidere sulla valutazione dello scenario operativo".

La procura spiega che "la forza di polizia interessata doveva effettuare il monitoraggio occulto del 'target' in avvicinamento per poi intervenire direttamente alle 12 miglia al fine prioritario di valutare visivamente le condizioni di sicurezza del natante e delle persone a bordo". I magistrati ricordano anche le regole dell'Unione europee sulle operazioni marittime. Nell'avviso di conclusione indagini, il magistrato cita poi le singole posizioni dei sei indagati, quattro della Finanza e due della Capitaneria di porto. Per la Procura se i comportamenti degli indagati fossero stati "diligentemente tenuti" avrebbero "certamente determinato l'impiego di assetti della Guardia costiera per l'intercetto del natante, sicuramente idonei a navigare in sicurezza". "Impedendo in tal modo – dice la procura – che il caicco fosse incautamente diretto dagli scafisti verso la spiaggia di Steccato di Cutro e in prossimità si sgretolasse urtando contro una 'secca' a seguito di una manovra imperita de timoniere, così non impedendo l'affondamento del natante e la conseguente morte di almeno 94 persone, decedute tutte per annegamento”.