Nuoro, 26 settembre 2024 – Monsignor Antonello Mura, vescovo di Nuoro, come ha vissuto la strage di via Ichnusa?
"Con sbigottimento, sgomento e anche incredulità. È difficile immaginare che una tragedia così tremenda e illogica possa accadere, eppure ci troviamo di fronte a un dramma che coinvolge la vita e la morte, l'amore e il fallimento delle relazioni".
Lei ha condiviso un messaggio molto accorato con la sua comunità. Qual è il senso?
"Il tema della violenza riappare ogni volta che succede una tragedia. La violenza va narrata e denunciata, non va negata o rimossa, tantomeno banalizzata. Non dobbiamo far finta che non ci sia, non dobbiamo spingere questo argomento sotto il tappeto. Penso, invece, che nelle famiglie e nelle scuole non si parli di questi temi o se ne parli poco. Anzi talvolta vengono accantonati".
Vista dall’esterno, questa famiglia appariva perfetta, senza crepe. Possibile che a tutti sia sfuggito qualcosa?
"Una famiglia ha sempre rapporti, relazioni con parenti, amici, vicini, docenti, preti. Quindi credo che ci siano stati dei segnali, parole o gesti, che tutti noi, come società, abbiamo sottovalutato, ignorato o evitato di affrontare. È fondamentale che le famiglie, le scuole e le parrocchie si impegnano a parlare apertamente di ciò che può alimentare la violenza: incomprensioni, sofferenze non espresse, silenzi che possono diventare tossici".
Con quali parole possiamo spiegare quello che è avvenuto a Nuoro?
"Davanti a queste morti violente, alla distruzione di una famiglia, è impossibile trovare parole per spiegare il dolore. Le quattro vittime non sono solo un elenco di nomi, ma persone, storie di vita interrotte. È il racconto di una violenza ingiusta che ci trova devastati perché colpisce anche ragazzi innocenti e un vicino di casa che si trovava solamente a passare sul pianerottolo. Potevamo esserci ciascuno di noi, al suo posto".
Per lei, monsignore, sono tutti vittime. Anche Roberto, l’autore della strage, l’assassino.
"Può sembrare paradossale, ma sento il bisogno cristiano di ricordare che chi ha compiuto questo gesto, Roberto, anche lui è vittima. Di se stesso, del suo mal di vivere, del suo amore tossico, dell’abisso della sua mente".
Nel suo messaggio parla di una "sconfitta dell'amore". Cosa intende dire?
"Quando l'amore non riesce a superare le difficoltà della vita, quando viene soffocato da dinamiche di fragilità e disperazione, si arriva a quella che ho chiamato ‘sconfitta’. Non è un caso che gli eventi accaduti qui a Nuoro ci riportino alla mente quanto le relazioni umane possano essere fragili".
Tanti femminicidi, ci stiamo quasi abituando.
"Sì, è vero, penso che le nostre agenzie educative non facciano abbastanza. Ci sono troppi amori tossici che covano sotto la cenere e non ce ne accorgiamo".