Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Strage di Erba, Corte d’Appello: via libera all’istanza di revisione del processo per Olindo Romano e Rosa Bazzi

I coniugi sono già stati condannati in via defintiva all’ergastolo. L’udienza si terrà il primo marzo. Il pg Taraffuser: “Grande soddisfazione professionale”. Castagna: “Non troveranno un’altra verità”

Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati per la strage di Erba

Erba (Como), 9 gennaio 2024 – Via libera all’istanza di revisione del processo per la strage di Erba, avvenuta l’11 dicembre 2006. E’ la decisione della Corte d'Appello di Brescia che oggi ha emesso un decreto di citazione a giudizio nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi per una prima nuova udienza. I due coniugi sono stati già condannati all'ergastolo nel primo processo. 

La Corte d'Appello di Brescia ha quindi accolto le istanze del pg Cuno Tarfusser e del pool di legali guidato da Fabio Schembri secondo i quali nuovi elementi dovrebbero portare alla revisione della condanna all'ergastolo dei coniugi. La richiesta di revisione era stata presentata sulla base di alcune consulenze.

L'ammissibilità delle prove o meno sarà centrale per capire l'eventuale orientamento dei giudici, più nuove prove potrebbero essere ammesse più la corte potrebbe propendere per una decisione piuttosto che una conferma del verdetto. Anche se i giudici non dovessero ammettere nessuna prova, si procederebbe con la conclusione della procura generale e delle difese, quindi la decisione dei giudici è di fatto un bivio: confermare o annullare la sentenza che tiene Olindo e Rosa dietro le sbarre rispettivamente di Opera e Bollate.

L'udienza è fissata per il primo marzo. In quella sede inizierà la discussione sull'istanza di revisione della sentenza, ha reso noto uno dei legali, Fabio Schembri.  Come in qualunque processo le parti dovranno prendere posizione sull'ammissione delle nuove prove su cui la difesa punta per ribaltare un processo che ha retto per ben tre gradi di giudizio. A rappresentare l'accusa sarà un procuratore generale di Brescia, mentre le parti civili - ossia i familiari delle vittime della strage – dovranno decidere se ricostituirsi. 

La strage

La sera dell’11 dicembre del 2006, in un condominio di via Diaz, a Erba, vennero massacrati, a coltellate e colpi di spranga, Raffaella Castagna, il suo bambino Youssef, le vicine Paola Galli e Valeria Cherubini. Mario Frigerio, marito della Cherubini, fu colpito da una coltellata alla gola e creduto morto dai killer. A salvarlo fu in realtà una malformazione congenita alla carotide che gli evitò la morte per dissanguamento. La strage avvenne nell'abitazione di Raffaella Castagna, in una corte ristrutturata nel centro della cittadina. L'appartamento fu dato alle fiamme subito dopo. 

Le richieste di revisione

Tre assalti alla muraglia del carcere a vita per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Dopo l’istanza del sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser (trasmessa con parere negativo) e quella del tutore dei coniugi Romano, l’avvocato Diego Soddu, gli ultimi a scendere in campo sono stati gli avvocati dei Romano (Fabio Schembri, Luisa Bordeaux, Nico D’Ascola, Patrizia Morello). Lo hanno fatto con una richiesta di oltre 150 pagine, sette consulenze, audio e video, comunicando che ci sarebbero “nuovi elementi” per la riapertura del caso.

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I nuovi elementi

Tra i nuovi elementi di cui ha parlato il legale dei Romano, ci sono le modalità del decesso di Valeria Cherubini che sarebbero “incompatibili” con la tesi di colpevolezza dei coniugi; messa in discussione poi la testimonianza di Frigerio diventato principale testimone dell'accusa che in aula disse di riconoscere Olindo come autore del massacro. Una versione che, per i legali, contrasterebbe con quanto dichiarato dall'uomo (morto nel 2014 ndr) nell'immediatezza, nel letto d'ospedale, ed emerso attraverso le intercettazioni ambientali. C’è anche un'analisi sull'energia elettrica nell'abitazione della strage. Infine la testimonianza di Abdi Kais, mai sentito dagli investigatori, e residente nell'abitazione di Erba, che venne poi arrestato per spaccio nella zona dove avvenne il massacro. L'uomo aveva riferito di una faida con un gruppo rivale, nella quale anche lui è stato ferito con un'arma da taglio. 

Una decisione a sorpresa

La decisione di oggi è comunque arrivata a sorpresa. Contro Olindo Romano e Rosa Bazzi c'è tutto quello (testimone oculare, prova scientifica e confessioni) che la pubblica accusa vorrebbe avere tra le mani per vincere un processo. A quasi 17 anni di distanza dai fatti, invece, Tarfusser e la difesa sono riusciti a rimettere in dubbio quanto i giudici - in ciascuno dei tre gradi di giudizio - non ha mai messo in dubbio. Lo hanno fatto attraverso nuove prove, affidandosi ai progressi scientifici e tecnologici che racchiusi in tre grandi perizie, provano a restituire un'altra verità e a trasformare i colpevoli in possibili vittime di un errore giudiziario. Innocenti la cui condanna è frutto di "falsità".

Pg Tarfusser: “Soddisfazione professionale”

“Sono contento, è una grandissima soddisfazione professionale che mi ripaga di tutta una serie di ostacoli e angherie degli ultimi tempi. Sono contento perché vuol dire che evidentemente non ho sbagliato”, ha commentato il pg di Milano Cuno Tarfusser che lo scorso aprile aveva presentato un'istanza per chiedere la revisione del processo. E ha concluso:Più leggo gli atti e più ci credo, ora tocca alla corte di Brescia. Io sono professionalmente felice”.

I legali di Olindo e Rosa: “Il gioco è riaperto”

Per Fabio Schembri, che con il collega Nico D'Ascola difende Olindo Romano, “è una grande soddisfazione aver riaperto i giochi” sulla sorte di Olindo e della moglie Rosa Bazzi. Così ha commentato la decisione della Corte d'appello di Brescia di discutere l'istanza di revisione della sentenza per l'ex netturbino e la moglie (difesa dalle avvocatesse Luisa Bordeaux e Patrizia Morello). “La nostra vera soddisfazione, però - ha aggiunto il legale - è se arriverà un proscioglimento, chiesto sula scorta delle prove nuove”.

Castagna: “Non troveranno un’altra verità”

Giuseppe Castagna, che nella strage di Erba ha perso madre, sorella e nipotino non è scosso dalla decisione dei giudici di Brescia di far discutere l'istanza di revisione della sentenza per Olindo Romano e Rosa Bazzi. "Possono cercare in tutti i modi, ma non troveranno mai un'altra verità”, ha affermato. “Ogni volta che ci arrivavano notizie di iniziative della difesa o mediatiche provavamo dolore, ora è quasi noia: siamo stati anche attaccati personalmente”, ha aggiunto.

Cos’è la revisione

Il giudizio di revisione è una forma di impugnazione straordinaria, perché avviene su una sentenza già passata in giudicato. Nel caso della strage di Erba, la sentenza di Cassazione del 2011 che ha condannato in via definitiva all’ergastolo Olindo e Rosa.

Proprio per la sua straordinarietà, la revisione può essere richiesta solo in casi eccezionali: nel caso di condanna basata su falsità negli atti o in giudizio, nel caso in cui i fatti su cui si basa la condanna siano inconciliabili con quelli stabiliti in un’altra sentenza e – questo è il caso dei coniugi Romano – nel caso in cui dopo la condanna siano sopravvenute o si scoprano nuove prove che “dimostrano che il condannato deve essere prosciolto”. 

La richiesta di revisione può essere presentata dagli stessi condannati o dai loro prossimi congiunti oppure dal procuratore generale presso la Corte d’Appello nel cui distretto è stata pronunciata la sentenza di condanna.