Domenica 22 Dicembre 2024
GABRIELE MORONI
Cronaca

Strage di Erba, processo infinito. Olindo e Rosa chiedono la revisione: "In casa c’erano altre persone"

Terzo tentativo di ribaltare la sentenza definitiva all’ergastolo. Presentati audio, video e consulenze. I legali: i consumi elettrici dimostrano presenze estranee e mai accertate nell’abitazione di una delle vittime

Rosa Bazzi, 60 anni, e Olindo Romano, 61, sono stati condannati in via definitiva

Erba (Como), 18 ottobre 2023 – Una ‘rilettura’ della morte di Valeria Cherubini. Attraverso i consumi dell’energia elettrica può essere dimostrato che quel pomeriggio, nella casa dove si consumò il massacro, c’erano presenze estranee e tuttora sconosciute (i killer in attesa?). Sono alcuni elementi nuovi ai quali i difensori di Olindo Romano e della moglie Rosa Bazzi, all’ergastolo definitivo come responsabili della strage di Erba, affidano l’istanza di revisione del processo.

È il terzo assalto alla muraglia del carcere a vita dopo l’istanza del sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser (trasmessa con parere negativo) e quella del tutore dei coniugi Romano, l’avvocato Diego Soddu. A scendere in campo sono adesso gli avvocati dei Romano (Fabio Schembri, Luisa Bordeaux, Nico D’Ascola, Patrizia Morello). Lo fanno con una richiesta di oltre 150 pagine, sette consulenze, audio e video. La sera dell’11 dicembre del 2006, in un condominio in via Diaz a Erba, vennero trucidati a coltellate e colpi di spranga Raffaella Castagna, il suo bimbo Youssef, di due anni e mezzo, la madre di Raffaella, Paola Galli, la vicina Valeria Cherubini. Il marito della Cherubini, Mario Frigerio, gravemente ferito, sopravvisse.

Valeria Cherubini, l’ultima vittima. Le sue grida di aiuto vennero raccolte da due vicini, i primi ad accorrere perché richiamati dall’incendio appiccato nell’appartamento di Raffaella. Cherubini venne trovata in casa. Aveva ricevuto una coltellata alla gola che le aveva reciso la lingua e otto colpi al capo. Il cadavere presentava una lacerazione del muscolo psoas, fondamentale per collegare le gambe alla parte superiore del corpo. Con quelle terribili lesioni non sarebbe mai stata in grado né di invocare soccorso né di risalire nella sua abitazione. Venne invece inseguita sulle scale, riuscì a entrare in casa e lì venne raggiunta e uccisa. Era ancora viva, i condòmini erano già in allarme per le fiamme. Se i Romano, lordi di sangue, fossero scesi in cortile, sarebbero stati sicuramente notati. Chi aveva compiuto il massacro scelse invece un’altra via di fuga, dal terrazzino o dai tetti di casa Castagna. Gli assassini erano annidati nell’appartamento di Raffaella? Nel pomeriggio, in un alloggio dal quale erano assenti gli abituali occupanti, si verificarono dei consumi energetici. Provocati da chi? Una domanda che si raccorda con la testimonianza degli inquilini del piano di sotto, una famiglia di indiani, che dichiararono di aver sentito rumore di passi in casa di Raffaella.

La testimonianza di un tunisino, Abdi Kais, amico di Azouz Marzouk, il marito di Raffaella. Faceva parte del gruppo che comprendeva anche i fratelli di Azouz, in lotta con una consorteria di marocchini per lo spaccio di stupefacenti. I proventi, sostiene Kais, venivano custoditi nell’appartamento di Raffaella e di Azouz. I marocchini sarebbero riusciti a individuare il posto dove veniva occultata la droga. Mario Frigerio riconobbe il suo vicino Olindo. Ma, in un primo tempo descrisse un tipo assai diverso. La tesi della difesa è che sarebbero avvenuti "interventi suggestivi su un teste vulnerabile".

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