Palermo, 12 febbraio 2024 - Ci sono altri due fermati per la strage di Altavilla Milicia, nel Palermitano. Oltre al muratore 54enne Giovanni Barreca, reo confesso per l'uccisione della moglie e di due dei suoi figli, in carcere è finita anche una coppia di coniugi. Anche per loro l'accusa è di omicidio plurimo e soppressione di cadavere.
I due avrebbero conosciuto Barreca durante incontri di preghiera in una chiesa evangelica, da cui poi si erano tutti allontanati. A unirli un forte fanatismo religioso, che – in base a quanto raccontato dall'unica sopravvissuta alla strage, la figlia maggiore di 17 anni – li avrebbe portati a "fare un esorcismo". D'altronde lo stesso capofamiglia ha spiegato il suo gesto dicendo "volevo liberarli dai demoni".
Chi sono i due coniugi fermati
Lui, Massimo Carandente, è un cinquantenne disoccupato, lei, Sabrina Fina di 42 anni, vive di piccoli lavoretti come venditrice online di prodotti alimentari e cosmetici naturali. L'ossessione per la religione salta all'occhio se si guardano i loro profili social dei due: "Satana sta usando i pastori corrotti" o "Quando il popolo di dio prega, il diavolo trema", scriveva Carandente in alcune delle decine di post dedicati ad argomenti religiosi e a sedicenti pastori e guaritori. Più discreta invece la donna, che usava i social soprattutto per promuovere i prodotti e bevande “per il benessere”.
I coniugi erano spesso ospiti nella villetta di Barreca, perché facevano parte del gruppo di preghiera dell'uomo. Da quanto ricostruito dai carabinieri, Carandente e Fina avrebbero istigato il muratore a uccidere la moglie Antonella Salomone e i figli Kevin, di 16 anni, ed Emanuel di 5.
Kevin studente modello
Gli insegnanti e i compagni di scuola del più grande saranno sentiti dagli inquirenti per definire meglio i contorni in cui è maturata la strage. "La madre di Kevin era una persona molto semplice e che seguiva molto i figli, veniva spesso a parlare con i professori della scuola", ricorda intanto Maria Rita Chisesi, dirigente scolastica del liceo artistico 'Renato Guttuso' di Bagheria, l'istituto frequentato dal ragazzo. "Kevin era un ragazzo bravo, specialmente nelle materie di indirizzo – racconta ancora Chisesi –, molto costante nello studio e attivo anche in occasione degli Open Day organizzati per mostrare il lavoro che facciamo in questa scuola".
Anche la sorella sopravvissuta frequenta lo stesso istituto. "Frequentavano regolarmente", racconta la preside, che questa mattina si è stretta attorno al dolore dei compagni del sedicenne. "L'ultimo consiglio di classe è stato fatto la scorsa settimana, non si è parlato di alcun disagio da parte del ragazzo. Ho incontrato anche la madre e non c'era nessun problema", conclude.