Imola, 7 agosto 2023 – Ventunomila firme di chi si è messo la mano sul cuore proprio come loro. C’è un video virale – collegato a una petizione online partita col botto su Change.org – che da giorni muove le coscienze dopo la devastante alluvione di maggio in Emilia Romagna. E ci sono decine e decine di persone, fra residenti, aziende e famiglie che hanno affidato a quel filmato la riapertura della Sp33, la ‘Casolana’, spezzata in due dalla frana, e ora lascia parzialmente isolata una fetta di Fontanelice, comune dell’Imolese. "Dateci una mano – dicono portando la mano al petto –, oppure date a noi la possibilità di riaprirla". Un faro che si accende su quanto ancora c’è da fare dopo il disastro. Lì, come in una grossa parte della regione, dove gli smottamenti hanno ferito in maniera quasi irreparabile il volto di un territorio, e dove, citando il video, al momento in tante occasioni "non ci sono fondi né progetti per sistemare".
Il caso ha increspato le acque torbide della politica: l’altro giorno Salvini ha fatto sapere di essersi interessato al caso, e ieri, il vicepremier ha ribadito in un post: "Domani (oggi, ndr), i tecnici Anas effettueranno un approfondimento sulla Sp33, ancora gravemente danneggiata dagli effetti del maltempo. Anche se si tratta di una infrastruttura di competenza della Provincia e non del mio Ministero, Anas ha confermato la disponibilità a effettuare un sopralluogo, coordinandosi con gli amministratori locali – conclude Salvini –. Avanti con il lavoro di squadra, basato anche sull’ascolto delle richieste e delle sensibilità del territorio: il Mit è e sarà sempre la casa dei sindaci". Non si è fatta attendere una risposta un po’ piccata della Città metropolitana di Bologna: "Prenderemo contatto con il commissario Figliuolo per coordinarci al meglio e capire come questa disponibilità possa tradursi in atti concreti. Al momento mancano le risorse, non capacità tecnica di realizzare gli interventi. Ci auguriamo quindi che Anas sia dotata delle risorse necessarie per affrontare questo intervento prioritario". L’ente, in un’altra nota, ieri ha fatto sapere che accompagnerà Anas nel sopralluogo.
E le risorse sono un po’ la chiave di tutto il pacchetto alluvione e frane. Sì, perché l’Emilia Romagna "dopo essere stata investita dalla peggiore precipitazione dal 1939", come spiega Paride Antolini, presidente dei Geologi regionale, "dopo gli interventi di somma urgenza, mancano studi e progetti particolari", per riallacciare le strade della viabilità secondaria. "Vedi Fontanelice e una serie di altri casi, concentrati, fra le province di Forlì-Cesena, Ravenna e il Bolognese".
La chiave di tutto? "I fondi", secondo Antolini, anche perché a seconda della strada, statale, provinciale o comunale, le competenze cambiano. E dove sovrintende Anas "è più facile che qualcosa venga fatto rapidamente".
Come detto non c’è solo Fontanelice: "Sono interrotte, tra Forlì e Cesena, anche la Modigliana-Dovadola (Sp21), oppure la Sp66, fra Modigiliana e Brisighella. Stuazioni critiche anche a Tredozio, Roncofreddo e Mercato Saraceno, oltre a Brisighella e Casola Valsenio nel Ravennate". E Antolini: "Lì, dove ho visto un agricoltore, provare a scavare una strada da solo, con i pochi mezzi che aveva a disposizione". Insomma, sono tante le situazioni ancora al limite sulle prime pendici dell’Appennino romagnolo "e bisogna vedere in autunno, se le piogge saranno clementi. Al momento possiamo solo pensare a soluzioni temporanee, destinate a durare qualche mese".
In Regione si contano 249 interventi rendicontabili entro il 2023 sulla viabilità comunale per oltre 145milioni di euro e 134 sulla viabilità provinciale (128 milioni). Ma tanto è stato già fatto, perché 1.467 sono stati ultimati, per un importo pari a quasi 38 milioni sulle strade comunali e 65 (interventi) sulle provinciali. Cresce l’attesa quindi per una mossa quanto più rapida del governo; intanto, gli emiliano romagnoli si sono rimboccati le maniche. Proprio come quell’agricoltore.