Roma, 23 ottobre 2024 – I conti non tornano in Vaticano e il Papa è costretto a chiedere ai cardinali di stringere la cinghia. Alla luce dell’incremento del deficit della Santa Sede e dell’obiettivo di tagliare a zero lo stesso disavanzo operativo, il diktat pontificio, rivolto alla trentina di porporati ai vertici dei dicasteri di Curia romana – su un totale di 233 -, è quello di ridursi lo stipendio del 10%. Per questo “ha disposto che venga sospesa l’erogazione della ‘Gratifica per la Segreteria’ e della ‘’indennità di Uffici’ finora riconosciute tra gli emolumenti mensili”. Questo si legge in una lettera, inviata ai diretti interessati, dal prefetto dell’Economia, monsignor Maximino Caballero Ledo, uno dei più stretti collaboratori di Francesco. Il prefetto annuncia nella missiva anche “altre misure“ che “richiederanno il contributo da parte di tutti“.
Da novembre pertanto la busta paga dei cardinali di Curia si alleggerirà a fronte della decurtazione delle due due voci salariali messe nel mirino della spending review bergogliana: la prima riguarda le spese di segreteria e pesa circa 500 euro, in caso di 25 anni di anzianità di servizio; l’altra coincide con l’indennità d’ufficio. Per i portafogli dei cardinali si tratterà di un certo sacrificio economico, considerando i loro indennizzi complessivi, indicizzati all’inflazione. I principi della Chiesa, che svolgono incarichi nei dicasteri entro le mura leonine, guadagnano al mese circa 5.500 euro, compresi i vari benefit a loro disposizione. I compensi rientrano nei dieci milioni che l’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica – la vera banca vaticana –, è chiamata ad elargire per pagare gli stipendi delle oltre 4mila persone che lavorano in Vaticano, vescovi, preti, diaconi, laici o religiosi. Il taglio per ogni cardinale sarà in media di 500-550 euro, in pratica pari al 10%.
Papa Francesco insiste nella riduzione dei costi, complice la crescita del deficit in Santa Sede. Nell’ultimo bilancio, relativo al 2023, ha superato gli 83 milioni di euro, seguendo il trend in aumento degli ultimi anni. Bergoglio vuole e crede di poter progressivamente portarlo a zero e ora, dopo il giro di vite del 2023 sugli affitti gratuiti di cui beneficiavano cardinali e dirigenti vaticani, torna a chiedere un sacrificio proprio agli alti prelati. Per la verità già nel 2021 era stato alleggerito ‘il piatto cardinalizio’, così viene chiamato lo stipendio dei membri del Sacro collegio. In piena emergenza Covid, sempre con riferimento al personale vaticano, il Papa decise di ridurre del 10% l’indennità dei cardinali, dell’8% quella dei capi dicastero e dei segretari e del 3% lo stipendio dei religiosi. Allora si salvarono i laici, ma la spending review è ancora in corso.