Roma, 7 marzo 2016 - In trentamila, almeno, sono sull'orlo del precipizio. Senza stipendio da mesi oppure, per bene che sia andata, con uno stipendio ogni tre. Sono i supplenti della scuola a cui, per un impasto di cavilli e per la cronica mancanza di fondi, non viene retribuito il dovuto. Da tempo.
Il 23 dicembre mancavano solo gli squilli di tromba. Il ministro dell'Istruzione Giannini e il ministro dell'Economia Padoan si ritrovarono, faccia a faccia, per firmare il decreto di "stanziamento dei fondi necessari per il complettamento dei pagamenti relativi alle supplenze brevi degli ultimi mesi del 2015 e per assicurare regolarità dei pagamenti per tutto il 2016". In più il Miur, oltre a sganciare i soldi sotto la supervisione dell'Economia, stabiliva che le scuole dovessero avviare entro il 28 dicembre le procedure per la liquidazione delle supplenze rimanenti. I pagamenti - era scritto - avverranno con emissione straordinaria il 12 gennaio 2016 e saranno accreditati il 19 gennaio. Doveva essere la sanatoria attesa e sperata. Invece no.
Quanto riferiva, non senza enfasi, una pomposa nota del Ministero dell'Istruzione che aveva ammesso l'emergenza stipendio per i supplenti, ridotti alla canna del gas dalle lentezze burocratiche e dalla penuria di fondi. Esattamente come sta accadendo adesso che le trombe sono state riposte e che solo qualche insegnante ha preso gli arretrati mentre tutti gli altri ancora aspettano.
Lo dicono loro, i supplenti ridotti sul lastrico che si sono contati e affermano di essere almeno 30.000 in tutta Italia. Nonostante il regolare contratto di lavoro siglato con le rispettive scuole e con il Miur, da ottobre devono fare i conti con il mancato rispetto di quel patto. Gli stipendi non arrivano o, quando arrivano, lo fanno con ritardi importanti. Ma i più - dicono i supplenti - non vedono neanche un euro. La famosa "normalizzazione" annunciata dal Ministero a dicembre e che si sarebbe dovuta completare entro fine gennaio, non c'è stata. Alcuni docenti hanno ricevuto una mensilità o due, altri non hanno avuto niente. Ma le bollette non aspettano, così come le rate del mutuo o l'affitto. Molti continuano, comunque, a lavorare per etica professionale e per non vanificare gli sforzi fatti sin qui, altri pensano di optare per impieghi diversi anche perché si sentono presi in giro. I pochi stipendi arrivati in ritardo (senza colpa da parte dei beneficiari) infatti, sono stati considerati "arretrati" e quindi non hanno goduto della destrazione sulle imposte, sono stati erogati senza il bonus Renzi e con un calcolo Irpef che, al netto di quanto percepito, è inferiore alla somma alla quale avrebbero diritto. Alle domande su come ripianare queste ingiustizie retributive è stato risposto che "i soldi verranno resi con il 730 del 2017". Intanto si fa la fame.
La situazione è nota e, non a caso, al Miur si è pensato ad una nuova emissione straordinaria di fondi per il prossimo 15 marzo.
Ma perché succede tutto questo? Abbiamo girato l'interrogativo a Pino Turi, segretario generale Uil scuola che individua, immediatamente, il primo problema nella mancanza di fondi, ossia nell'insufficienza della provvista finanziaria. "A questo si aggiunge il sistema informatico non sempre efficiente e programmato in maniera troppo rigida rispetto alle competenze e ai tempi che sono in capo alle scuole", sottolinea Turi.
In più, aggiunge il sindacalista c'è da fare i conti con "procedure di autorizzazione del Miur particolarmente farraginose che completano una strada tutta in salita per i docenti, costretti a restare senza stipendio".
"Le proteste - ragiona Pino Turi - arrivano da ogni parte d'Italia. A tutto questo si aggiungono i gravi problemi creati dalla Legge 107 (Buona scuola) che ha fatto incrementare, oltre ogni aspettativa, il numero delle supplenze e i vincoli della Finanziaria che non consentono di fatto la sostituzione del personale amministrativo nelle scuole già sotto organico". Risultato: un caos. Ma se di uno Stato efficiente siamo abituati a fare a meno, sullo stipendio non si può derogare. Ne va della vita delle persone.