Giovedì 14 Novembre 2024
NICOLA PALMA
Cronaca

Stermina la famiglia. A 17 anni uccide il fratellino, poi massacra i genitori: "Mi sentivo oppresso da loro"

La mattanza nella notte, dopo la festa per i 51 anni del padre. La chiamata al 118: ho ammazzato papà. Il ragazzino prima ha accusato l’uomo, ma dopo 12 ore ha confessato. Tutti i corpi nella stanza del 12enne.

Stermina la famiglia. A 17 anni uccide il fratellino, poi massacra i genitori: "Mi sentivo oppresso da loro"

La mattanza nella notte, dopo la festa per i 51 anni del padre. La chiamata al 118: ho ammazzato papà. Il ragazzino prima ha accusato l’uomo, ma dopo 12 ore ha confessato. Tutti i corpi nella stanza del 12enne.

Una famiglia sterminata. Padre, madre e figlio minore assassinati a coltellate nel cuore della notte. I fendenti sferrati con un grosso coltello da cucina, a martoriare con più ferocia il corpo del più piccolo. E poi la lama rivolta contro i genitori, colpiti a morte nel disperato tentativo di salvare la prima giovanissima vittima. La versione inverosimile del primogenito che si scioglie in caserma dopo 12 ore, davanti a magistrati e carabinieri: "Li ho uccisi io, mi sentivo oppresso e pensavo che eliminandoli mi sarei liberato: mi sono accorto che non è così". L’orrore piomba all’improvviso in una delle villette a schiera di via Anzio 33 a Paderno Dugnano, Comune della prima cintura metropolitana a due passi dalla periferia nord di Milano. L’intero quartiere di case a due piani coi mattoni beige è stato tirato su dai C., dinastia di costruttori edili che vive in fondo al vialetto chiuso da un cancello. Sabato sera va in scena una piccola festa di compleanno per Fabio, che ha compiuto 51 anni: con lui ci sono la madre, che abita nella palazzina di fianco, la moglie insegnante Daniela Albano di due anni più giovane (avrebbe compiuto 49 anni tra venti giorni), il figlio diciassettenne Riccardo e il fratellino dodicenne Lorenzo. L’atmosfera è serena: niente, riferiranno poi i parenti, lascia presagire ciò che sarebbe accaduto qualche ora dopo.

Alle due va in scena la mattanza, secondo la ricostruzione dei militari della Tenenza di Paderno e del Comando provinciale di Milano. Riccardo scende al piano di sotto e prende un grosso coltello da cucina. Poi risale, rientra nella cameretta che divide con Lorenzo e aggredisce il fratellino nel sonno, ferendolo per decine di volte. Non si sa se il dodicenne si sia accorto di qualcosa e se abbia urlato, ma in ogni caso i rumori svegliano per prima mamma Daniela, che dorme con il marito nella camera da letto confinante. Appena entra nell’altra stanza, il primogenito colpisce pure lei senza lasciargli scampo: il corpo della donna verrà ritrovato tra il letto e il pavimento, trucidata senza poter abbozzare una minima reazione. E la stessa sorte spetta pure a papà Fabio, accasciato vicino alla porta: la posizione dei due corpi faranno ipotizzare agli investigatori che i genitori siano stati uccisi nel tentativo di correre dal dodicenne per metterlo in salvo dalla furia omicida. Qualche minuto dopo, Riccardo chiama il 112: "Ho ucciso mio padre, venite". Quando i soccorritori di Areu arrivano in via Anzio, trovano il diciassettenne in strada, in mutande: volto e braccia sono completamente coperti di sangue, in mano ha il coltello del massacro che verrà poi sequestrato dagli specialisti della sezione Investigazioni scientifiche all’angolo della strada. Il ragazzo, che tra un mese diventerà maggiorenne, racconta di essersi svegliato e di aver visto il fratellino e la madre morta e il padre seduto con una lama di fianco; a quel punto, avrebbe afferrato il coltello e avrebbe colpito il genitore. Una ricostruzione che non convince sin dai primi minuti, non foss’altro per un dettaglio: tutti e tre i corpi sono stati trovati nella stanza dei figli. Riccardo viene portato in caserma per essere ascoltato: resta immobile per ore, fino al primissimo pomeriggio; sembra completamente assente.

Poco dopo le 15, arrivano la nonna e lo zio paterno, rientrato dalle vacanze, ma non incroceranno mai il nipote: con i carabinieri condividono il doloroso stupore per una strage senza avvisaglie. Nel frattempo, l’interrogatorio è già iniziato, alla presenza della pm della procura per i minorenni Sabrina Di Taranto e del procuratore capo di Monza, Claudio Gittardi. Dopo aver parlato con l’avvocato d’ufficio, il diciassettenne crolla e mette a verbale la sequenza choc. Il movente lo abbozza, per quanto incomprensibile: "Vivevo un disagio: mi sentivo un corpo estraneo rispetto alla mia famiglia. Ero convinto che ammazzandoli ne sarei uscito", la sintesi delle parole che avrebbe pronunciato.

A quel punto, scatta l’arresto per triplice omicidio e il trasferimento al Beccaria: sui sedili posteriori dell’auto dei carabinieri che lo sta portando in carcere, Riccardo si copre il volto con una mano per evitare l’occhio delle telecamere. Portandosi dietro una scia di drammatici interrogativi su un eccidio a cui nessuno sa dare una spiegazione.