"Proroga dello stato di emergenza? Abbiamo capito bene? Io scenderò in piazza, lo dichiaro sin d’ora". Così Massimo Clementi, Ordinario di microbiologia e virologia all’Università Vita - Salute San Raffaele di Milano, ha commentato sul suo profilo facebook l’ipotesi del governo, definendola "un’incredibile forzatura. Che va in parallelo con i toni terrificanti (totalmente ingiustificati) con cui si sta descrivendo lo stato attuale dell’epidemia".
Professore, si tratta quindi di una possibilità fuori luogo?
"Sì, per vari motivi. Da cittadino ritengo comporti una riduzione della democrazia totalmente ingiustificata, se si considera che diversi Paesi hanno già chiuso la fase d’emergenza, emanando leggi quadro per fronteggiare un eventuale ritorno dell’epidemia. Tra queste l’Ungheria, ampiamente criticata per le dure imposizioni del presidente Orban nei mesi più critici".
E da virologo che ne pensa?
"Ribadisco, il concetto: in Italia siamo nella fase finale del passaggio della pandemia. Il virus non genera più i casi gravi che abbiamo visto nelle prime settimane, non ci sono più ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva. Nessuno ha la sfera di cristallo ma, allo stato attuale, nulla lascia pensare che serviranno scelte drastiche".
Ieri i dati erano buoni ma il bollettino di due giorni fa segnalava 276 nuovi casi.
"Sì, cifre però che andrebbero inquadrate attentamente. Sono inclusi i contagi di persone provenienti dall’estero – gli italiani erano 170 – molti dei positivi risultavano asintomatici o presentavano lievissime manifestazioni del morbo".
Ci sono stati di recente nuovi focolai a Roma e Bologna.
"Focolai che le autorità territoriali hanno dimostrato di saper gestire alla perfezione. Gli ultimi mesi ci hanno indicato il percorso da seguire e se, come credo, abbiamo imparato la lezione, sono pronto a scommettere che non si verificherà nessun’altra emergenza, ma focolai che dovremo individuare e circoscrivere".
Le misure di prevenzione individuali vanno mantenute o è possibile cominciare ad allentarle?
"Non possiamo ancora permetterci di abbassare la guardia proprio per continuare nella direzione di una conclusione. Quindi pratichiamo il distanziamento, indossiamo le mascherine e soprattutto, nei contatti esterni usiamo il buonsenso, senza allarmismi o ansie eccessive. A settembre ci aspetta inoltre un’altra una sfida importante, la riapertura delle scuole in sicurezza. Anche in questo caso bisognerà seguire la strada tracciata".
L’estate, stagione che stiamo vivendo, facilita gli incontri e le relazioni. È bene porsi dei limiti?
"Non sono mai stato un frequentatore di locali ma ballare all’aperto, come mi sembra la gente faccia, non crea problemi, ad esempio. E da ieri in diverse regioni è stato consentito di giocare anche a calcetto".
La chiusura dell’Italia ai voli provenienti da 13 Paesi a rischio la trova d’accordo?
"Sì, perché purtroppo ci sono zone dove l’epidemia non è ancora sotto controllo. Se su ottanta passeggeri venti sono positivi, lei capisce che l’infezione potrebbe ripresentarsi in modo grave".
Ha scritto di essere pronto a scendere in piazza. Provocazione o intenzione seria?
(Ride) "Beh, scendere in piazza resta ancora un diritto, no? Lo farò se lo riterrò necessario, ma mi adeguerò qualora una regola antiassembramento lo dovesse vietare!".