
Il primo ministro inglese Keri Starmer, 62 anni
ROMATra i genitori "duramente colpiti" da Adolescence c’è anche il primo ministro britannico Keir Starmer. Dopo aver visto la mini-serie con i suoi figli di 16 e 14 anni, il leader laburista ha annunciato che sarà trasmessa gratuitamente e approfondita nelle scuole secondarie britanniche. "Come padre è stata davvero difficile da guardare. Ritengono che i giovani la debbano vedere. Quello che succede nella storia – ha detto Starmer –, potrebbe succedere veramente dovunque, a qualsiasi ragazzo". Ma il piano di Starmer per sensibilizzare i ragazzi sul tema della violenza giovanile, della misoginia e del bullismo va oltre. Il governo britannico ha anche aggiornato le linee guida per i corsi di educazione sessuale e avviato una stretta sull’attuazione dell’Online safety act con la richiesta alle società di social media di adottare "tecnologie di verifica dell’età" degli utenti.
In Italia la proposta del premier britannico è stata timidamente accolta dalla deputata del Pd Marianna Madia con un appello – apparentemente caduto nel vuoto – alla visione della serie nelle scuole e l’impegno ad approvare una legge che regolamenti l’accesso ai social di bambini e preadolescenti."Dovremmo far vedere nelle scuole questa serie, come dovremmo far vedere anche altri tipi di contenuti che parlano del tema del femminicidio, della prevaricazione maschile rispetto al mondo femminile. Ma anche di violenza di genere al femminile. E a ciò – commenta dal suo osservatorio privilegiato Daniele Grassucci, direttore e co-founder di Skuola.net – andrebbe associato un percorso serio di educazione alle relazioni affidato a degli esperti. Lo psicologo che interviene se c’è già un problema, non basta. Bisogna lavorare in prevenzione. Il problema è che servirebbe un investimento di decine di milioni di euro che oggi la scuola non si può permettere". C’è il rischio che anche in Italia i giovani si avvicinino all’ideologia Incel? "Il mondo dei social – spiega Grassucci – tende a creare delle bolle di informazione e di fruizione dei contenuti, a polarizzare le tendenze. È possibile che un ragazzo entri dentro a quella bolla e venga completamente immerso in quel tipo di comunicazione. Questo accade perché la modalità di fruizione dei contenuti è fortemente algoritmica".
Ma una cultura misogina ‘senza etichette’, potenzialmente rischiosa, è diffusa anche tra i nostri adolescenti. "Lo vediamo dalla musica trap, un tipo di riferimento culturale che porta le ragazze a essere considerate solo per il loro corpo, per il loro aspetto sessuale, banalizzando forme di violenza. Mi è capitato di ascoltare una ragazzina che parlava di approcci sessuali dicendo ‘mi sono fatta violentare’. Vi è un’ampia componente del mondo maschile e del mondo femminile che aderisce a quel tipo di linguaggio, e, inconsapevolmente, accetta certi tipi di comportamenti".
Va limitata l’età del consenso digitale ai minori di 16 anni? "Il divieto sull’uso di alcune tecnologie prima che il cervello abbia fatto dei percorsi evolutivi ben precisi, sarà una cosa che, a mio avviso, prima o poi arriverà – afferma Grassucci –. Ma a limiti e divieti bisogna associare l’educazione all’utilizzo di questi strumenti".(1-continua)