Roma, 19 giugno 2018 - Emergono nuovi particolari dell'inchiesta sullo stadio della Roma e sul cosiddetto 'sistema' del costruttore Luca Parnasi (oggi trasferito dal carcere milanese di San Vittore al Regina Coeli della capitale).
Respinge le accuse di corruzione Luca Lanzalone, l'ex presidente di Acea e consulente del M5S finito ai domiciliari. "Io alla vicenda dello stadio non ho mai partecipato", si legge infatti nella trascrizione manoscritta del verbale di interrogatorio di garanzia. Ma per Luca Caporilli, braccio destro di Luca Parnasi e anche lui finito in carcere, "al tavolo per la modifica del progetto dello stadio della Roma era l'avvocato Lanzalone a rappresentare il Campidoglio". E da Caporilli, interrogato oggi per oltre quattro ore in procura, arrivano anche nuove ammissioni di "dazioni di denaro in favore di almeno di un funzionario pubblico" responsabile dei pareri al progetto sulla struttura che dovrebbe sorgere a Tor di Valle.
LE INTERCETTAZIONI - Secondo la procura, Lanzalone sarebbe stato il punto di contatto tra la giunta capitolina e Luca Parnasi: avrebbe aiutato il costruttore romano facendo gli interessi suoi anziché quelli del Comune e ricevendo in cambio la promessa di 100mila euro in incarichi per il suo studio legale. Secondo un'informativa dei carabinieri, depositata al riesame, "il legame tra Parnasi e Lanzalone è basato su continui scambi di favore, paragonabile quasi ad un contratto di servizi a somministrazione periodica". Nella stessa informativa compare anche un'intercettazione del costruttore romano. "Io pago tutti per non avere nessuno", dice Parnasi rispondendo a una persona che lo aveva incalzato.
Dalle carte dell'indagine, infine, emerge un vero e proprio sfogo di Parnasi sulle lungaggini burocratiche del mega-progetto Stadio. "Questi sono tutti figli di p... alla fine! - tuona con i suoi collaboratori - e pensano al loro c..o politico, non pensano a Roma, non frega un cazzo nessuno, questa è la verità: di Roma non gliene frega un cazzo nessuno".
RAGGI - Intanto la sindaca Virginia Raggi difende l'operato del Movimento. "Basta restare nell'angolo. Noi siamo puliti, non abbiamo preso un euro", avrebbe infatti detto alla riunione con i consiglieri del gruppo M5S in Campidoglio. "Piena fiducia nella magistratura. La Procura ha detto che sullo stadio abbiamo fatto tutto regolarmente. Ma facciamo un'altra verifica su tutto perché la corruzione cerca di infiltrarsi in mille modi diversi - avrebbe detto ancora -. Non abbiamo preso un euro. Invece, da quello che scrivono i giornali, Pd e Forza Italia hanno anche chiesto raccomandazioni per i figli oltre ai soldi. Con quale faccia attaccano noi?".
PASSO INDIETRO - Infine Adriano Palozzi (consigliere regionale di Forza Italia), finito ai domiciliari per questa inchiesta, si è dimesso sia da vicepresidente del Consiglio regionale che da membro della commissione Lavori pubblici del Consiglio.