Giovedì 19 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Squali, ecco le 5 specie più pericolose (tre si possono trovare anche in Italia)

La classifica in base agli attacchi registrati nei confronti dell’uomo. Il longimano e la tragica storia dell'affondamento dell’Uss Indianapolis nel 1945

Il grande squalo bianco (EPA)

Roma, 3 luglio 2024 – Nonostante la fama da killer, delle 500 specie di squalo presenti in tutto il mondo, solo una decina sono considerate pericolose per l’uomo. E sono tre le specie responsabili della maggior parte degli attacchi: il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias), lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier) e lo squalo leuca (Carcharhinus leucas). 

Il principale motivo non è un’indole particolarmente aggressiva, quanto più le dimensioni dei cosiddetti ‘tre grandi’, che permette loro di infliggere gravi ferite, e la loro distribuzione: squali bianchi, tigre e leuca vivono infatti in aree di balneazione. 

La classifica

Secondo l’International Shark Attack File, tutti gli squali che misurano da 1,8 metri in su rappresentano un potenziale pericolo per gli esseri umani, perché la potenza della loro mascella e la forma e disposizione dei loro denti può causare gravi lesioni anche con un solo morso. Tuttavia, in base ai dati relativi agli attacchi fatali, sono 5 le specie considerate più pericolose. Ecco la classifica.

Il grande squalo bianco

Grande squalo bianco (Getty Images)
Grande squalo bianco (Getty Images)

Con 351 attacchi, di cui 59 fatali, il grande squalo bianco è in pole position nella classifica delle specie più pericolose. I grandi squali bianchi sono i più grandi pesci predatori: crescono fino a una lunghezza di 4,5 metri – ma sono stati scoperti anche esemplari di 6 metri – e pesano 2 tonnellate. Nonostante la stazza, lo squalo bianco è capace di spettacolari evoluzioni, come il ‘breaching’, salti e acrobazie compiuti balzando fuori dall’acqua. Un comportamento che accomuna questa specie con quelle del mako e dello squalo pinna nera del reef. 

Alcuni grandi esemplari sono presenti anche nel Mediterraneo: l’area tra il Canale di Sicilia, Malta e Tunisia è luogo di riproduzione della specie. Gli avvistamenti riguardano infatti principalmente esemplari giovani.  

Lo squalo tigre

Squalo tigre (Getty Images)
Squalo tigre (Getty Images)

Tra le specie più grandi, lo squalo tigre è responsabile di 142 attacchi, di cui 39 fatali. Il nome è dovuto al loro caratteristico colore: il corpo è grigio con macchie più scure sui fianchi, che ricordano appunto le striature delle tigri. La loro pericolosità è dovuta al fatto che sono animali estremamente voraci: mangiano tutto, da peschi, foche, tartarughe e uccelli marini ad altri squali e persino rifiuti che galleggiano in mare. Hanno denti seghettati in grado di spezzare le ossa e che possono infliggere gravissime ferite alle prede. 

Sebbene questa specie non sia autoctona del Mar Mediterraneo, negli ultimi decenni ci sono stati alcuni avvistamenti anche nelle nostre acque. 

Lo squalo leuca

Squalo leuca (Getty Images)
Squalo leuca (Getty Images)

Lo squalo leuca, chiamato anche zambesi, è al terzo posto nella classifica di pericolosità per l’uomo, con 119 attacchi, di cui 26 fatali. Si tratta di una specie imprevedibile, che nuota nelle acque basse e che in alcuni casi risale anche i corsi d’acqua dolce delle zone costiere. I leuca entrano spesso a contatto con gli esseri umani proprio per la loro abitudine di nuotare a bassissima profondità e questo aumenta il rischio di incidenti. Lo squalo leuca non si incontra nei mari italiani

La verdesca

Verdesca o squalo azzurro (Getty Images)
Verdesca o squalo azzurro (Getty Images)

Conosciuto anche come squalo azzurro, è responsabile di 13 attacchi, di cui 4 fatali. È considerato poco pericoloso rispetto ai suoi simili e si tratta di una specie in via d’estinzione, a causa delle sue pinne, ingrediente base di alcune ricette orientali. 

La verdesca prolifica nel Mediterraneo ed è particolarmente presente nel Mar Adriatico

Lo squalo longimano

Squalo longimano (Getty Images)
Squalo longimano (Getty Images)

Sebbene sia ufficialmente responsabile di 15 attacchi registrati, di cui 3 fatali, si ritene che lo squalo longimano possa essere il responsabile della maggior parte degli incidenti mortali. Il longimano nuota in acque molto profonde, dove il contatto con l’uomo è molto raro. Tuttavia, ha delle abitudini da ‘sciacallo’: attacca i sopravvissuti di naufragi e incidenti aerei ed è per questo sospettato di essere responsabile del maggior numero di vittime. 

Questa specie sembra essere quella implicata negli attacchi di squalo legati all'affondamento della USS Indianapolis. Nel 1945 l'incrociatore americano, mentre navigava nel Mare delle Filippine, fu attaccato e affondato da un sommergibile giapponese. Per quattro giorni, circa 900 superstiti restarono in mare ad attendere i soccorsi, ma alla fine ci furono solo 316 sopravvissuti tratti in salvo. Tra le cause di morte l'assenza di giubbotti di salvataggio, la disidratazione e gli attacchi degli squali. Si ritiene che i responsabili di questi attacchi siano proprio i longimano.