Roma, 25 maggio 2020 - Al momento è via libera per i movimenti tra regioni dal 3 giugno, ma la decisione sarà presa solo dopo che giovedì arriveranno i dati di monitoraggio aggiornati. Il disco verde, o meno, dovrebbe essere annunciato sabato. Visti anche i numeri globali e il numero di nuovi casi, la regione più a rischio è e resta la Lombardia: anche se qui la situazione è in miglioramento, non è del tutto esclusa l’eventualità che i confini regionali lombardi rimangano chiusi oltre il 3 di giugno, con una possibile eccezione per le province limitrofe (ad esempio Piacenza, Novara, o Verona) di altre regioni. L’eventualità aprebbe grossi problemi e il governo farà di tutto per riaprire i confini regionali, ma specialmente al ministero della Salute si preme per non aprire se non ve ne sono le condizioni.
Da notare che in una prima fase a palazzo Chigi si pensava ad una riapertura dei confini regionali solo se – come da indicazioni Iss/ministero della Salute – una regione fosse stata sotto il severo tasso 0,2/0,3 di RT: adesso la linea è molto più ’soft’, riaprire a chi rimane sotto lo 0,8, e mantenere questo livello ’alto’ almeno per altre 2 settimane. La valutazione del rischio viene effettuata su base settimanale calcolando 21 indicatori, dei quali l’indice RT – l’indice di trasmissibilità nel tempo – è uno dei più importanti ma non il solo. Il dato RT è oggi sotto quota uno in tutte le regioni esclusa la Val D’Aosta regione che non suscita particolari preoccupazioni negli esperti dell’Iss, "perché bastano pochissimi casi in un’area dove il virus circola poco per far salire questo valore". Rispetto alla settimana precedente l’indice cala in Lombardia (da 0,62 a 0.51), Piemonte (da 0,58 a 0,39), Emilia Romagna (da 0,6 a 0,49), Marche (da 0,55 a 0.48), Lazio, crolla in Umbria (era 1,23) risale leggermente in Toscana (da 0,39 a 0,59), Veneto, Liguria.
L'incidenza settimanale è ancora alta in provincia di Trento, Lombardia, Liguria, Piemonte, Val d’Aosta e Molise, intermedio-alta in Toscana, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo, intermedio-bassa in Veneto, Friuli, provincia di Bolzano, Lazio e Campania. Il trend è positivo in tutte le regioni. La valutazione relativa all’aumento di trasmissione e all’attuale impatto sui servizi assistenziali è "bassa-livello2" per tutte le regioni (con la Lombardia ’in osservazione’) e bassa-moderata in Val d’Aosta. Il monitoraggio della 'cabina di regia' è settimanale e se emergesse un aggravamento del rischio sanitario si aprono due scenari. Il primo fa scattare il meccanismo previsto nell’articolo 2 comma 11 del dpcm: il presidente della regione propone al ministero della Salute le misure urgenti e necessarie per la chiusura di attività produttive e commerciali, la limitazione della mobilità e la creazione di eventuali zone rosse. Il secondo scenario prevede la non riapertura (o la chiusura) dei confini di una regione e spetta allo Stato. Ma la speranza del governo è non arrivare a tanto.
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