Martedì 5 Novembre 2024
ELENA G. POLIDORI
Cronaca

Spostamenti tra regioni, Lombardia e Piemonte in bilico. Scienziati: "No alla riapertura"

Preoccupa la risalita dei contagi registrata ieri. La task force del governo preme per una proroga di 7 giorni

Gente sui Navigli a Milano durante la Fase 2 (Ansa)

Gente sui Navigli a Milano durante la Fase 2 (Ansa)

Roma, 28 maggio 2020 - Niente di cui gioire. I dati del contagi e dei morti di ieri riportano indietro le lancette del tempo dell’epidemia e mettono il governo davanti ad un bivio, ad una decisione politica pesante "alla quale – si sostiene sia al ministero della Salute che a Palazzo Chigi – nessuno ha intenzione di sottrarsi". Se i dati di venerdì e quelli fino a lunedì prossimo, 1 giugno, evidenzieranno una risalita dei contagi, soprattutto in Lombardia e in Piemonte (ma anche l’Emilia-Romagna è sotto la lente), il governo confermerà la chiusura delle due regioni più colpite. Sentiti entrambi i governatori, Cirio e Fontana. 

Bollettino Protezione Civile 28 maggio, i dati di oggi sul Coronavirus in diretta

Stando ai dati di ieri, le vittime quotidiane sono tornate sopra le 100 unità e il numero dei nuovi contagi aumenta in Lombardia che raddoppia il dato in un solo giorno. Dei 584 tamponi positivi rilevati ieri, la maggior parte sono proprio in Lombardia, con 384 nuovi positivi (il 65% del totale). L’incremento di casi è di 73 in Piemonte, 16 in Emilia Romagna, 12 in Toscana, 39 in Liguria e 11 nel Lazio. Tutte le altre regioni ne hanno meno di dieci, zero nelle Marche, Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Basilicata. 

"Stiamo osservando l’andamento della curva epidemiologica – raccontano dal Comitato tecnico scientifico –, ma solo alla luce dei dati di venerdì prossimo, quando sapremo con precisione se sulle aperture del 18 maggio il sistema ha tenuto nel suo complesso, potremo prendere una decisione". Si aspetterà fino a lunedì pomeriggio prima di fare un punto della situazione con Palazzo Chigi, da dove partirà la decisione finale.

Certo, i dati di ieri hanno un po’ rotto le uova nel paniere agli ‘aperturisti ad oltranza’ che sono pure presenti negli organi preposti alla gestione della pandemia nazionale, facendo tornare la maggioranza dei componenti del Comitato tecnico scientifico (in particolare i rappresentanti dell’ISS) in una posizione attendista e cauta. Trapela, infatti, tra le fila del Comitato, un orientamento più favorevole alla chiusura delle due regioni "per almeno una settimana ancora", giusto per valutare se, come si teme, questi dati rappresentano il pericolo di quella famosa ‘seconda ondata’ di cui si è ampiamente parlato nei giorni scorsi e che - ancora - non sembrava essersi manifestata. Oppure se è solo "una curva che rimane su un crinale medio basso, comunque non troppo preoccupante". 

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, si dimostra, in questo momento, il ’cauto tra i cauti’, respingente ad ogni pressione esterna (ancora tutte molto forti, anche nel governo) verso la riapertura totale "nonostante tutto". "Convivere con il virus non significa incoscienza", ripete spesso. Dunque, lunedì prossimo, intorno alle 17, dovrebbe succedere questo. Che il Comitato tecnico scientifico e il governo faranno il punto della situazione generale, "dati alla mano degli ultimi quattro giorni dopo la riapertura del 18 maggio; se i dati saranno confortanti - dicono dal ministero della Salute - andremo avanti con la riapertura di tutte le regioni, come da road map. Diversamente, il governo si prenderà la piena responsabilità politica, sentiti i governatori delle regioni interessate, di far restare chiusi ancora alcuni territori; sarà la mappatura del contagio a dirci quali e quanti, anche all’interno delle regioni interessate".