Sabato 27 Luglio 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Sparò e uccise i rapinatori. Gioielliere condannato a 17 anni. È scontro sulla legittima difesa

Il commerciante inseguì i banditi e ne ammazzò due. "Ognuno ha il proprio destino". Il ministro Salvini: in carcere dovevano andarci altri. Italia Viva: no al Far West, sì all’equilibrio.

Sparò e uccise i rapinatori. Gioielliere condannato a 17 anni. È scontro sulla legittima difesa

Sparò e uccise i rapinatori. Gioielliere condannato a 17 anni. È scontro sulla legittima difesa

Li ha inseguiti per strada, freddati a colpi di pistola. Si è accanito a calci su uno dei cadaveri. Le immagini delle telecamere restituiscono un film agghiacciante. "Bastardo" mormorò uno dei parenti delle vittime quando in tribunale venne proiettato il video. La difesa è sempre legittima, disse all’epoca dei fatti Salvini. Ieri la sentenza: non fu legittima difesa ma una vera e propria esecuzione. La corte d’assise di Asti ha condannato a 17 anni per omicidio volontario Mario Roggero, il gioielliere che il 28 aprile 2021 uccise due dei tre rapinatori autori di un colpo maldestro nel suo negozio a Grinzane Cavour. Assegnando anche una provvisionale di 480mila euro alle famiglie dei morti, immediatamente esecutiva, e scavalcando il pm Davide Greco, che aveva chiesto una pena di 14 anni. "È una follia – si sfoga il gioielliere oggi 68enne –. Viva la delinquenza, viva la criminalità. Bel segnale per l’Italia". Secondo Enrico Costa, deputato di Azione, "si è ribaltata la realtà". Per Salvini "a meritare il carcere dovrebbero essere altri, veri delinquenti, non persone come Mario". Invita alla riflessione la senatrice di Italia Viva Silvia Fregolent: "Non si può sdoganare il far west e trasformare la legittima difesa nel diritto a sparare, come vorrebbe Salvini. Ma ci sono casi limite in cui servirebbe maggiore equilibrio".

Una famiglia storica, un brutto karma. Anni prima Roggero aveva subito un’altra rapina, faceva leva sul trauma per respingere le accuse e chiedere l’assoluzione. Il giorno dopo sul suo profilo Facebook comparve una frase di Albert Einstein: "Il mondo non è minacciato dalle persone che fanno il male, ma da quelle che lo tollerano". Una delle figlie, Silvia, espresse subito piena fiducia nella giustizia e ringraziò le persone che dai balconi avevano applaudito: "Papà ha coraggiosamente difeso mia mamma e mia sorella Laura di fronte a un’arma da fuoco". Si seppe poi che quella dei rapinatori era una pistola giocattolo tenuta insieme dallo scotch, ma il terrore è cieco e la scena con pubblico alle finestre fu davvero da far west langarolo. Il gioielliere sostenne di avere sparato perché temeva che gli avessero rapito la moglie. Il difensore Dario Bolognesi ha insistito: "Pensava di doversi scontrare ad armi pari per liberarla. Tutti gli psichiatri hanno rilevato in lui tratti disarmonici, parlando di rigidità e aspetti riconducibili a una personalità paranoide". Incombeva il ricordo della prima volta, nel maggio 2015: in due, uno vestito da donna, avevano sequestrato lui e la figlia legandoli con fascette di plastica. Botte, nasi spaccati a entrambi, tutto il contenuto della cassaforte portato via. La corte presieduta dal giudice Alberto Giannone però rileva una reazione priva di umanità e concede solo le attenuanti generiche e quella di avere agito dopo una provocazione.

Il film muto racconta come sono stati uccisi Giuseppe Mazzarino, 58 anni, e Andrea Spinelli, 44. Inquadra l’inizio della fuga del terzo rapinatore ferito a una gamba, Alessandro Modica, 36, arrestato poche ore dopo. Il nastro va riavvolto per ricostruire cosa accadde nell’oreficeria di via Garibaldi in frazione Gallo-Grinzane alle 18.36 di quella sera. Modica parcheggia nel retrobottega. Spinelli entra per primo fingendosi cliente, poi Mazzarino mostra il coltello e minaccia Laura Roggero. La figlia dell’orefice ha i polsi legate con fascette da elettricista e prova a schiacciare il pedale d’allarme, ma non funziona. Alle 18.41, quando i tre rapinatori sono appena usciti dal retro, Roggero mette le mani sotto il registratore di cassa e tira fuori la pistola di cui non ha più il porto d’armi, scaduto. Li rincorre con il braccio disteso, il primo colpo parte mentre salgono in auto. Vanno in frantumi lo specchietto retrovisore e il finestrino del guidatore, Modica, che viene ferito. Il gioielliere spara attorno alla macchina, poi contro i banditi che scappano. Mazzarino cade a terra morto dopo pochi passi. Spinelli si accascia contro la serranda di una vetrina. Roggero gli dà tre calci, gli pesta la testa. Il rapinatore ha un ultimo sussulto, si rialza, crolla di nuovo dissanguato. Roggero chiama il 112. "Non provo niente – dice subito dopo –. Mi spiace sia successo un fatto del genere, anche a livello karmico. È brutto, ma o io o loro".